giovedì 10 gennaio 2008

Ma gli altri come fanno?


Noi, quelli che da anni ammonticchiamo in casa pacchi di carta, bottiglie e plastiche varie in un cesto, il vetro in un altro, rifiuti organici nella pattumiera, noi che portiamo coscienziosamente questi fardelli fuori negli appositi contenitori, noi che facciamo attenzione ad usare meno imballaggi possibili, noi che beviamo acqua del rubinetto da quando ci hanno detto che è migliore dell'altra, noi che non usiamo piatti e bicchieri di plastica ai compleanni.

NOI nelle nostre piccole battaglie quotidiane, guardiamo cosa fanno gli altri paesi, come hanno razionalizzato il problema dei rifiuti, noi guardiamo alla Germania, alla Svezia, alla Svizzera, al Giappone e non abbiamo mai, dico mai, sentito in questi anni, i nostri politici, di destra e di sinistra, che si sbrodolano masticando parole, rivolgersi verso esempi costruttivi, ricalcandone e adottandone le soluzioni.

In Germania: da almeno venti anni si fa la raccolta differenziata, (le cucine ALNO, di produzione tedesca hanno sotto il lavandino, 3 /4 contenitori da 20 anni e più) si pesano i sacchi e si paga per quanta spazzatura si produce. Nei supermercati ci sono i dispensatori di detersivi e saponi vari, il vetro si rende in cambio di qualche centesimo, i piatti di plastica e i bicchieri NON SI USANO, ci sono piccoli paesi in cui le associazioni "affittano" a prezzi modici, l'occorrente per feste a casa e soprattutto CI SONO LE MULTE per chi contravviene alle regole. Per terra non si butta niente. Le centinaia di milioni di euro che i Comuni spendono per la pulizia notturna - e le strade fanno sempre schifo - da decine di anni si spendono per pulire ma anche per responsabilizzare il cittadino al mantenimento delle città pulite, la gente viene chiamata al rispetto della cosa pubblica anche con le multe, perchè no? Gli impianti di riciclaggio di carta e plastica funzionano, si fa il "compost" per l'agricoltura, le lattine si "riusano".

In Giappone si dividono rigorosamente i rifiuti in sacchi trasparenti con nome e targhetta-peso e si paga per quanto si produce. Impensabile trovare rifiuti ingombranti accanto ai cassonetti, impensabile "cacca di cane" per terra (nelle note negative sull'Italia, in mezzo a tanti apprezzamenti, i Giapponesi parlano sempre di "escrementi di cane"), e il sacchetto trasparente permette di vedere che cosa è stato infilato dentro e chi sbaglia paga.

Queste politiche di "rappresesaglia", SERVONO. Servono perchè nei paesi in cui si adottano, non si è fatta la politica del chiudere la stalla quando i buoi sono scappati e i risultati si vedono. Non si sono dati stipendi straordinari a commissari straordinari sempre straordinariamente diversi.

E chiudo qui, augurandomi che i nostri politici quando vanno a visitate i paesi più sviluppati, con il codazzo di rappresentanti e cortigiani, osservino bene e imparino da chi si può imparare.

8 commenti:

. ha detto...

Siamo nella repubblica delle banane. Nel paese del "vivi e lascia vivere", "fatti i cavoli tuoi" e coltiva miopemente il tuo orticello. Scusa il pessimismo, ma non penso che i nostri politici, che null'altro sono che espressione della maggior parte della popolazione, si metteranno mai davvero a rompere le scatole come dovrebbero. Ahimè...

Stranistranieri ha detto...

Bisogna pur discutere, proporre,esserci...in qualche modo, e non continuare sempre a far finta di nulla.

Homo Cinicus ha detto...

Monnezza democratica e dintorni



Di fronte alla vergogna di Napoli e zone limitrofe verrebbe voglia di "termovalorizzare" la politica e magari riprodurre in forma aerea quanto rimane del principio di responsabilità pubblica e del senso delle cosiddette Istituzioni in quel territorio.

Ma si commetterebbe un grave errore a pensare alla Campania come esclusivo "forno"ispiratore di frodi finanziarie e ambientali e di omissioni istituzionali.Mai perseguite daggli organi giudiziari,tanto meno sanzionate dall'opinione pubblica.

Perchè?Ricordate il trionfo del duo Bassolino Iervolino alle ultime elezioni?

La storia non puo' essere liquidata con qualche rassicurazione paternalistica in perfetto stile prodiano o con le insopportabili trasmissioni di Bruno Vespa.

Esiste da decenni una logica di sistema che,attraversando governi di ogni colore, ha trasformato quel territorio in una pattumiera,un collettore di rifiuti tossici nocivi trasferiti da og ni parte di d'Italia nelle aree controllate e gestite dalla camorra grazie a una fittissima rete di intermediazioni.

Una autentica catena di valore criminale che ha fatto "sistema" con la gestione dei rifiuti solidi urbani affidata per 14 anni ad una gestione commissariale,nella pia illusione che il business della filiera del rifiuto conferito in modo indiscriminato nei siti di stoccaggio autorizzato potesse risolvere il problema.

E quanto piu' indiscriminato è il rifiuto trasferito,tanto piu' elevata è la rendita della criminalità organizzata che ,ovviamente,non ha alcun interesse a riceverlo dopo la sua riduzione,figuriamoci dopo la sua separazione a valle del ciclo di smaltimento.Ne deriva che l'abuso(e la corrispondente attività illecita) è funzionale alla raccolta e allo stoccaggio autorizzato.Affichè il ciclo integrato dei rifiuti (per quanto finanziato sia con le nostre tasse)fallisca.Questa la cruda ver ità.

E in un certo senso,ora che la discarica è diventata una risorsa scarsa(tant'è che ora il distinto Letta fa appello ad una paradossale solidarietà nazionale) rischiano di aumentare in modo esponenziale i profitti illeciti di una organizzazione che ha storicamente infiltrato il business del rifiuto assai prima che si ponesse il problema di termovalorizzare,con i rischi sanitari connessi, la monnezza.Quanto è accaduto nel frattempo è storia conosciuta.

Denaro pubblico sperperato per uno smaltimento che non c'è mai stato,cittadini che pagano inutilmente la tassa sui rifiuti e aziende che assumono ad oltranza netturbini e operatori ecologici ridotti all'impotenza da una montagna di collusioni e di reati amministrativi di fronte ai quali la politica ha costantemente guardato da un'altra parte.

Chi paga?

Nessuno ovviamente,salvo gli ammalati di tumore e chi consuma la propria esistenza nell'emerge nza sanitaria.Negata dal ministero.C'è sempre tempo,poi,per accorgersi in extremis della camorra,come ha fatto Pecoraro Scanio o per appaltare un nuovo termovalorizzatore.Da qui nasce l'indignazione popolare e,di riflesso,quella voglia matta di manganello che lo Stato oppone quando ha fallito o non ha piu' nulla da dire.

Homo Cinicus ha detto...

Non è poi tanto difficile capire quello che sta succedendo a Napoli sul fronte dei rifiuti. C'è una responsabilità politica che coinvolge tutti. I governi nazionali che si sono succeduti negli ultimi quindici anni e i governi locali e quindi anche quelli di centrosinistra che governano Napoli e la Campania da più di un decennio. Antonio Bassolino è stato sindaco di Napoli per due legislature e da due legislature è governatore della Campania. Rosa Russo Iervolino è al suo secondo mandato come sindaco di Napoli. E sono loro, ma non solo loro, i responsabili di questo sfascio. Ci sarà anche la vandea a soffiare sul fuoco della protesta di Pianura ma bisogna avere il coraggio di capire perchè si è arrivati a questo punto. Invece di puntare sulla raccolta differenziata dei rifiuti e quindi sul recupero del rifiuto e sulla riduzione delle discariche, hanno approntato un piano che prevedeva sette impianti per realizzare il combustibile che avrebbe dovuto alimentare ben due inceneritori. Gli impianti sono stati costruiti male e quindi le ecoballe (il combustibile) sono inutilizzabili (di questo aspetto se ne occupa la magistratura) mentre solo uno dei due inceneritori è stato parzialmente costruito. Un fallimento su tutta la linea in una realtà, la Campania, che ha conosciuto e conosce discariche abusive gestite dalla camorra che hanno inquinato il territorio con sostanze altamente pericolose per la salute degli esseri viventi. Discariche che vanno bonificate al più presto. Una situazione di "emergenza" che si somma all'altra emergenza che è quella dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani che esplode ogni volta che viene riempita una discarica e si ha la necessità di trovarne una nuova contro il volere delle popolazioni locali. Anch'io penso, come tanti, che la scelta degli inceneritori sia stata sbagliata e che si dovrebbe puntare sulla raccolta differenziata e a sistemi di distruzione "a freddo" del rifiuto irrecuperabile. Occorrerebbe alimentare, attraverso l'informazione, una cultura nuova perchè produciamo troppi rifiuti. Ma come se ne esce nell'immediato? Sono stati spesi milioni e milioni di euro (si parla se non sbaglio di due miliardi) e si vive tra cumuli di spazzatura nelle strade e sono sorte vere e proprie cittadelle di rifiuti. Una situazione non più sostenibile che non puoi affrontare pensando solo all'emergenza. Non mi piacciono i processi di piazza e non mi piacciono i manichini appesi. Ma non si può assolvere questa classe dirigente. Se la gente non si fida delle istituzioni ci deve essere un motivo. O no?

Homo Cinicus ha detto...

Brescia è il luogo santo dei piazzisti degli inceneritori. Vi si recano in pellegrinaggio per respirare l'aria salubre direttamente dal camino. Bevono il latte locale e fanno un giro in bicicletta nei dintorni. E' la vittoria della scienza contro le tenebre.
Per saperne di più su questo miracolo dell'innovazione ho deciso di aprire una piccola inchiesta. Oggi pubblico la prima parte del viaggio nell'inceneritore. Tenetevi forte.

"A Brescia vi sono inquietanti analogie con la Campania: nel latte di aziende dei dintorni della città si è recentemente scoperta una presenza di diossine fuori norma; si nota inoltre un’elevatissima incidenza di tumori al fegato.
Ma il Registro tumori dell’Asl, rassicurante, sostiene, senza dati verificabili, che ciò è imputabile all’eccesso di epatiti e di consumi di alcol (Giornale di Brescia, 10 novembre 2007). Va segnalato che l’ing. Renzo Capra, presidente di Asm, fa parte del Comitato scientifico del Registro tumori dell’Asl, di cui è anche finanziatore.
Si sostiene che vengono risparmiate 470 mila tonnellate l’anno di emissioni di CO2. ma non si dice che il confronto viene fatto con la discarica e non con il riciclaggio, che consente risparmi di emissioni di CO2 tre volte superiori (AEA Technology. Waste management options and climate change, European Commission, 2001).
A Brescia si finge di fare la raccolta differenziata. Ma questa viene annullata dal continuo aumento dell produzione dei rifiuti, assimilando gli speciali. In 10 anni, da quando funziona l’inceneritore, il rifiuto indifferenziato da smaltire è sempre rimasto pari a 1,1 Kg/giorno/pro capite, esattamente come la Campania, 5-6 volte superiore a quello indifferenziato dove si fa la RD “porta a porta” con tariffa puntuale (es. Consorzio Priula Treviso). L’inceneritore del resto ha bisogno di rifiuti ed Asm è riuscita a compiere il “miracolo” di mantenere le stesse quantità in 10 anni!
Per gonfiare i risultati Asm dà i numeri in chilowattora ( 570 milioni ), facendo finta di non sapere che l’unità di misura, fuori dal domicilio privato, è il gigawattora (milioni di KWh) o il terawattora (miliardi di KWh). In verità il megaimpianto di Brescia ( 800.000 tonnellate/anno ) ha una potenza pari ad un decimo di una normale centrale turbogas; il costo impiantistico per MW installato è 5-6 volte quello di una centrale turbogas; la resa è di circa 20% del potere calorifico presente nei rifiuti contro un 55% di una centrale turbogas; la poca energia ricavata è annullata dallo spreco di altri materiali preziosi ( 5-6 mila tonnellate di ferro; 6 mila tonnellate di alluminio; centinaia di tonnellate di rame, ogni anno nelle ceneri, nel caso di Brescia ). Insomma nell’inceneritorista Lombardia, con 13 impianti, il contributo di questi alla produzione di energia elettrica è pari al 2%!
E’ una macchina dello spreco e antieconomica che si regge solo sugli scandalosi contributi Cip6 (leggi il post) - per l’inceneritore di Brescia, oltre 60 milioni di euro l’anno, per 8 anni, il doppio dell’investimento impiantistico!.
Nel 2006 l'inceneritore Asm è proclamato "campione del mondo", avendo vinto il "Wtert 2006 Industry Award". Sennonché l'Ente premiatore, Wtert, della Columbia University ha tra gli sponsor la Martin GmbH, Germany, produttrice dello stesso impianto Asm." Marino Ruzzenenti, www.ambientebrescia.it

Homo Cinicus ha detto...

CRONACA
Emetteva diossina, inquinava il fiume. Gli operai invitati a farsi visitare
Sotto inchiesta il sindaco. Da stamattina i rifiuti portati nella discarica di Orvieto
Terni, produceva veleni killer
il pm chiude l'inceneritore
dal nostro inviato CARLO BONINI


L'inceneritore di Terni
TERNI - Indicano l'inceneritore come un animale da cui guardarsi, accucciato in una conca dove l'aria stagna anche nei giorni di tramontana, in via Ratini, un budello sterrato tra le ciminiere e i silos della zona industriale del Sabbione. E lo fanno a maggior ragione ora, che l'animale tace della sua rugginosa ferraglia. Che i suoi due camini non esalano più bave di fumo.

Un nastro bianco e rosso e una macchina del corpo forestale dello Stato tengono lontani i curiosi (che non ci sono) e gli operai, che qui non metteranno più piede. A lungo. Affissi al cancello di ingresso, due fogli dattiloscritti dell'Agenzia Speciale Multiservizi (Asm) datati 14 gennaio avvisano "il personale degli impianti di termovalorizzazione, selezione e trasferenza che, per cause di forza maggiore, gli stessi non sono accessibili e pertanto tutto il personale è posto provvisoriamente in libertà fino a nuova disposizione".

Comunicano che 32 operai, entro le prossime 48 ore, "dovranno recarsi presso lo studio medico del dottor Barconi, in via Pacinotti, per sottoporsi ad esame radiologico". La città già sa dal primo mattino. La Procura della Repubblica ha disposto il sequestro dell'impianto con un provvedimento che racconta una storia lugubre, un "disastro ambientale" nella civile, ordinata e pulita Umbria. Che vale nove informazioni di garanzia e accusa il sindaco di una giunta di centro-sinistra eletta al secondo mandato con il 70 per cento dei suffragi di aver avvelenato la propria gente. L'aria che respira, la terra che calpesta, il fiume di cui va fiera, il Nera.

Vecchio di trentadue anni, l'inceneritore ha ruminato e bruciato sino al dicembre scorso (quando ne era stato disposto dal comune un fermo temporaneo per lavori di manutenzione straordinaria) oltre il 50 per cento dei rifiuti urbani della città e della sua intera provincia producendo, sin quando è economicamente convenuto, energia elettrica (5 megawatt l'ora). Ma in uno scambio diabolico, a leggere le sette pagine con cui il pubblico ministero Elisabetta Massini avvisa gli indagati dello scempio di cui li ritiene responsabili.

Perché la pulizia della città ne avrebbe significato di fatto la lenta e silenziosa intossicazione. A cominciare dal 2003 e fino a qualche settimana fa. I liquami dell'inceneritore - scrive il magistrato - venivano scaricati nel Nera in disprezzo dei limiti di concentrazione fissati dalla legge per il mercurio, per i residui dei cosiddetti metalli pesanti (selenio, cadmio, cromo totale, nichel, piombo, manganese, rame, zinco). E i responsabili dell'Asm (la municipalizzata che controlla l'impianto) ne sarebbero stati a tal punto consapevoli da tentare di "diluirli" nel tempo "aggiungendo acque di raffreddamento provenienti dalle torri dell'impianto".

I forni bruciavano senza autorizzazione, anche ciò che non avrebbero potuto - si legge ancora - lasciando che le ciminiere alitassero nell'aria "acido cloridrico" e "diossine", liberate da una "combustione" tenuta al disotto dei limiti (850 gradi) e dissimulata da false attestazioni dei cicli di lavorazione. Ancora: avrebbero bruciato anche rifiuti radioattivi. Come dimostrerebbero cinque "incidenti" registrati lo scorso anno. Il 16 marzo 2007 - scrive il pubblico ministero - viene dato ingresso nell'impianto a legno e carta provenienti da Monza e risultati radioattivi. Il 27 giugno, una nuova "positività". Anche se questa volta i rifiuti sono ospedalieri. Arrivano da dietro l'angolo. Dal "Santa Maria di Terni". E non sembra un'eccezione.

Perché il 4, il 9 e il 24 ottobre sono ancora "rifiuti sanitari" a far muovere gli aghi dei rilevatori di radiazioni. Va da sé - accusa il pubblico ministero - che agli operai che lavorano nella pancia dell'inceneritore venga taciuto in quale crogiolo di veleni siano immersi.

A quale sorgente cancerogena siano esposti, "nonostante, già nel 2002, uno studio commissionato dalla stessa Asm avesse accertato come ragionevolmente prevedibile il rischio di contaminazione". Nell'impianto nessuno sembra preoccuparsene. Peggio: nel reparto di "trasferenza", dove i rifiuti vengono separati e compattati, i filtri sono a tal punto ostruiti che "gli operai, per poter respirare, sono costretti a tenere aperte porte e finestre dei locali, provocando continue immissioni nell'aria di polveri nocive, da carta, nylon e altri rifiuti leggeri".

Paolo Raffaelli, il sindaco, parla con un nodo alla gola. Alle tre del pomeriggio, di fronte al magnifico palazzo Spada, la casa municipale, attraversando una piazza che brilla come uno specchio, c'è chi lo ferma e lo abbraccia scoppiando in lacrime. È stato nel Pci e nei Ds. Sarà nel Partito democratico. È stato fino al '99 parlamentare. È un uomo intelligente e non gli sfugge cosa significhi l'avviso di garanzia che ha ricevuto qualche ora prima insieme all'intero vertice della municipalizzata che gestisce l'inceneritore (il presidente dell'Asm Giacomo Porrazzini, anche lui ex parlamentare europeo dei Ds; i consiglieri di amministrazione Stefano Tirinzi, Antonio Iannotti, Attilio Amadio, Francesco Olivieri; il direttore generale Moreno Onori; i delegati per i servizi di igiene e prevenzione Giovanni Di Fabrizio e Mauro Latini).

Dice: "Stavo già passando settimane umanamente terribili per la Thyssen, che qui ha il suo stabilimento madre. E non sarei sincero se ora sostenessi che sui rifiuti sono tranquillo perché nel merito di questa vicenda ritengo che, nel tempo, siano state fornite alla magistratura tutte le controdeduzioni tecniche necessarie a far cadere gli addebiti gravi e direi pure infamanti che ci vengono mossi.

La verità è che questo sequestro non solo sporca la mia immagine politica, ma fa riprecipitare in tutto il Paese e nella sinistra la discussione sullo smaltimento dei rifiuti a un'antica e improduttiva guerra di religione: "inceneritore si", "inceneritore no". A Napoli, Bassolino e la Iervolino sono stati "impiccati" per non averlo ancora costruito. Io, da tempo, vengo "impiccato" dalla destra e da settori dell'ambientalismo per averlo fatto funzionare in un quadro integrato di raccolta differenziata, termovalorizzazione, uso delle discariche, sviluppo di nuove tecniche di bioriduzione.

Una cosa sola è certa. Questo sequestro non riuscirà a sporcare la città, anche perché, sensibilizzata dal prefetto, la magistratura ha compreso che per evitare che Terni sia sommersa di rifiuti nel giro di quattro giorni, almeno i reparti di raccolta dei rifiuti dell'impianto possano continuare a funzionare come snodo di smistamento".

A un costo, però. Che apre un nuovo capitolo dell'emergenza trecento chilometri a nord della linea del Garigliano. Da questa mattina, tutti i rifiuti urbani di Terni e della sua provincia saranno avviati "tal quali" (così si definisce in gergo l'immondizia non separata) nelle "crete" di Orvieto, la discarica che, sino ad oggi, ha raccolto solo il 20 per cento degli scarichi del ternano. Il cielo umbro respira. La sua terra comincia a gonfiarsi. Al veleno non sembra esserci rimedio. Neppure qui. Tra ulivi e colline smeraldo che il mondo ci invidia.

articolo di Repubblica di oggi 15/01/2008

Stranistranieri ha detto...

Grazie a Hivander e a tutte le sue informazioni particolareggiate sulla situazione in Campania.
Al di là delle responsabilità politiche e degli intrecci della mafia con la politica, credo che in Italia, il filo rosso della non verifica dei risultati in base agli obiettivi di partenza, si snodi attraverso tutte le istituzioni, dalle più elementari alle più complesse. Non paga mai nessuno. Non esiste un sistema di valutazione che ripercorra le tappe di un processo, per poi correggere, ripercorrere,interrompere e se necessario ripartire da capo. Stanno tutti al loro posto, qualsiasi danno abbiano fatto.E spesso anche nel nostro piccolo stiamo tutti al nostro posto,qualsiasi cosa succeda. A parte l'insegnante che a Firenze, è stata sospesa in una scuola elementare perchè non aveva fatto disegnare Gesù Bambino fra le decorazioni di Natale!

Homo Cinicus ha detto...

Il declino,lungo il quale il nostro Paese sembra irrimediabilmente avviato,non è solo di carattere economico/industriale ma è anche (direi soprattutto!) di natura etica e coinvolge tutti noi, non solo le istituzioni occupate dale varie caste, mafie e gruppi di potere: non dimentichiamo che all'origine del disastro in Campania vi è anche la follia di una comunità che pretende di produrre rifiuti senza assumersene la responsabilità.Questo folle paradosso è, tra i molti altri, il più diffuso nel nostro Paese e non solo per quanto riguarda i rifiuti, basti pensare alla questione energetica (ma c'è una questione energetica? chi ne parla? a chi interessa...?).
Del resto: non abbiamo forse preferito seguire, nel 2001, le lusinghe del pifferaio di turno che prometteva soldi e felicità, piuttosto che guardare in faccia la realtà, che era già allarmante, e assumerci la responsabilità di doverla cambiare?