martedì 3 marzo 2009

Festa o incazzatura?


8 marzo. Basta pronunciare questa data e già abbiamo detto tutto. Mimose, ristoranti cinesi un tempo, e ora, giapponesi, indiani, pacchetti bellezza alle terme, dolci, dolcetti (chissà perché) e mimose sui banconi di Coop e Esselunga. Tutte insieme per un giorno a consumare, spendere. "Coccolarsi" come amano dire alcune. Per un giorno i mariti e fidanzati a casa e via per un tuffo nelle acque della libertà.

Che tristezza! E non perchè fare tutte queste attività ricreative sia triste. Anzi. Le mimose che spaccano di giallo i giardini ancora brulli, mi sembrano le più adatte a risvegliare energia.
A parte lo spendere e il consumare su cui avrei molto da ridire (i dolcetti poi, orrido!) e qui si aprirebbe un'altra problematica che non voglio affrontare ora.
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Sarebbe questo il momento di riunire tutte le forze, le smanie di libertà concetrate in un giorno e incazzarsi.

Scendere in piazza come ai tempi del femminismo. Il corpo è mio e me lo gestisco io.

Insieme contro la violenza continua ed in espansione a cui siamo costrette ad assistere e nel peggiore dei casi a subire.

Davvero, il socializzare attraverso il consumo di fiori e cibi esotici, ha fatto bere il cervello a tutte? E magari c'è qualcuna che va a vedere spettacolini di uomini nudi e poi dice di essersi tanto divertita.

Oddio!

Bisogna fare "muro". Non so come, ma bisogna farlo.
Alla fine, ho la sensazione di aver scritto solo slogan.
E questo è quanto.

venerdì 27 febbraio 2009

Matrimoni misti

In Marocco l'eredità del padre va al figlio maschio, le femmine prendono le briciole. Se una donna decide di divorziare, e sono pochissime, può prendersi i figli ma se li deve mantenere. Il padre in teoria dovrebbe essere obbligato a passarle qualcosa, in realtà, se non lo fa, non c'è legge che lo costringa. Se una donna vuole lavorare dopo il matrimonio, deve sottoscriverlo il padre nel contratto prematrimoniale che fa con il futuro marito. Questo succede in Marocco, paese in cui negli ultimi dieci anni, sono state fatte alcune "leggine" a favore delle donne. Non posso nemmeno immaginare come vivessero prima.
Figuriamoci cosa succede negli altri paesi musulmani come Afganistan, Pakistan, paesi arabi e dintorni.
Capisco che una donna italiana, possa morire d'amore e sposarsi con un uomo musulmano. L'ho fatto anch'io e me ne sono pentita, ma lo stesso pentimento potrei averlo avuto se avessi sposato il mio vicino di casa (che mi corteggiava). Non avrei mai fatto un figlio, però, con un uomo che ha una religione da sbandierare o una cultura che considera le donne degne di poco amore. Anch'io ho avuto poco amore, ma lo avevo messo in conto. Non mi sarei mai perdonata di aver messo in mezzo al mio folle capriccio, un altro essere umano.
Non ce la faccio più a leggere notizie sui bambini contesi e uccisi per ripicca in nome di qualcosa che con l'amore non c'entra nulla.

lunedì 16 febbraio 2009

Violenza

Chi fa violenza alle donne è un violento sempre. E' pericoloso e non deve mai, per nessun motivo, restare libero agli "arresti" domiciliari. Non deve nemmeno rimanere "comodo" in cella ad aspettare che avvocati e assistenti sociali trovino il sistema di rimetterlo in libertà. Deve andare ai lavori forzati. Non esiste più questo sistema di punizione? Che sia ripristinato, che lo spauracchio della fatica sia sventolato davanti a tutti questi frustrati impotenti. Non voglio mai sapere le ragioni sociali o psicologiche che stanno dietro a una violenza. Le posso immaginare ma è il risultato quello che conta. Il violentatore non va "capito" perchè proveniente da famiglia di un certo tipo o da violenze subite ecc... Nell'atto di violenza a una donna, risiedono radici culturali difficili da estirpare, ma la condanna dovrebbe essere totale, la società maschile e femminile per intero dovrebbe fare muro. Eppure si sentono spesso frasi del tipo: - poteva coprirsi di più - oppure: poteva stare a casa, non doveva andare in quel posto - che testimoniano come in fondo ci sia una scusante per quegli omuncoli pezzenti.
Finchè esisterà anche un solo pensiero di questo tipo, i violentatori avranno modo di crescere e di nascondersi anche dietro a una qualche rispettabilità.
E non si venga a dire che ci sono anche tante violenze in famiglia. Le due cose sembrano simili ma non lo sono. In famiglia la violenza nasce dentro una interazione, dentro meccanismi di coppia in cui l'uomo esercita anche un potere fisico. La donna subisce ma ha una via di scampo. Può scegliere di scappare e denunciare. La violenza in strada non ha vie di scampo, è come appiccare un fuoco ad un mucchio di paglia.
Sono gli uomini "per bene" che dovrebbero scendere in piazza contro la feccia che oltraggia le donne e la persona. Per chi crede ancora che esista la dignità di una persona.

lunedì 9 febbraio 2009

Volare!

I vestiti nuovi


Dopo il capodanno cinese (quest'anno mi sembra sia stato il 25 gennaio), i cinesi a scuola arrivano tutti ripuliti e vestiti a festa. I maglioni, i pantaloni, le giacche: tutto è nuovo.

Ho chiesto a qualcuno che cosa fa con i vestiti vecchi e mi ha detto: Butto via.

I vestiti nuovi di solito arrivano via mare, spediti dalle mamme, perchè dicono che - Cina soldi pochi - Si ma c'è il costo della spedizione- dico io - si ma Cina soldi più meno. (nel senso che costa meno)

Insomma gli piace ricevere i pacchi, aprirli, trovare la sorpresa. Come a tutti del resto.

In un pacco che è arrivato a Jie, che fa il cuoco, finalmente, dopo aver fatto l'aiuto cuoco per cinque anni, c'era anche la foto di una ragazza che la mamma gli ha mandato per chiedergli di farci un pensierino. Lui ha detto: - ragazza bella ma io piace ragazza Italia.

Gli altri cinesi lo guardavano con occhi così - vuoi sposa ragazza italiana? - gli hanno chiesto

E lui: - no, cinese ma qui Italia.

Hanno tirato tutti un sospiro di sollievo ed io ho continuato la mia lezione sull'imperfetto.

sabato 31 gennaio 2009

Un libro


All'inizio di gennaio è uscito, edito da Gingko "Qui va tutto a puttane", un'antologia di racconti sulla prostituzione nel nostro paese. Abbinate ai racconti, ci sono le denunce autentiche di giovani prostitute straniere e due saggi sul fenomeno della prostituzione straniera in Italia.

L'antologia si apre con un racconto scritto da me dal titolo "Romina".

I proventi delle vendite saranno interamente devoluti all'associazione onlus bolognese "Fiori di strada" (http://www.fioridistrada.it/)

lunedì 26 gennaio 2009

La storia delle belle donne

Questo è davvero troppo! Dovrebbero sentirsi colpite, ferite, infangate, anche tutte quelle che lo hanno votato. E sua moglie, altro che lettere ai giornali! E le sue figlie! Dio che vergogna!
Questi pensieri non credo appartengano nemmeno a quegli uomini che dopo pranzo vanno al bar, non hanno mai toccato una padella in tutta la loro vita, stanno sulla porta e quando passa una ragazza, bella o brutta, qualcosa devono fare o dire.
Che tristezza!