lunedì 29 settembre 2008

Senza parole

Niente che si possa dire, che si possa descrivere con le parole, può esprimere quello che ognuno di noi, qui in occidente, sente di fronte all'ennesimo omicidio di una donna in Afganistan. E proprio perchè non era una donna qualsiasi, la notizia arriva e ci spiazza. Delle altre, offese, esposte a ogni mancanza di rispetto, tappeti stesi perchè gli uomini di famiglia ci passino i loro piedi, di loro ne sappiamo ben poco. Echi lontani che diventano rumori insopportabili quando dobbiamo ascoltare notizie di questo genere. Sembra che fino a due anni fa, Malaila, portasse il kalasnikov sotto il burqa e viaggiasse sempre accompagnata da un uomo di famiglia per poter fare il suoi lavoro di poliziotta. Spesso la tragedia si avvicina moltissimo al senso del ridicolo. Poi ha deciso di togliere il burqa e le minacce alla sua persona si sono intensificate: sembra che ogni mattina trovasse una lettera di minaccia sulla porta, che lei toglieva prima che si alzassero i figli. Era a capo del Dipartimento dei crimini contro le donne e si impegnava perchè i soprusi venissero a galla e fossero puniti.
La sensazione è quella di impotenza. Nessuna strada aperta, nessun cambiamento all'orizzonte. Morti che servono solo ad accrescere il potere di maschi tronfi, frustati e religiosi. Tutto in onore di Allah! Sono stati i talibani ad uccidere, ma in una società dove anche i non talebani non vorrebbero mai che le donne fossero esseri umani uguali a loro.

sabato 13 settembre 2008

Religione e precari

La legge n° 186 del 2003 immetteva in ruolo nella scuola pubblica circa 25.000 (non sono sicura della cifra ma non sono di meno) insegnanti di religione cattolica scaglionati in tre contingenti: il primo dal 1 settembre 2005, l'ultimo dal 1 settembre 2007. Lo Stato Italiano con questa legge assolveva finalmente al compito che si era assunto con la stipula d'intesa fra il Ministero della Pubblica Istruzione e la Conferenza Episcopale Italiana, sancita con la legge n.°751/1985, in cui ci si impegnava a dotare gli insegnanti di religione cattolica di uno statuto giuridico appropriato.
Gli insegnanti di religione devono essere nominati dall'Ordinario del luogo per la propria diocesi e e devono essere "eccellenti per retta dottrina, per testimonianza di vita cristiana e per abilità pedagogica". Una volta entrati in ruolo, ( senza concorsi e abilitazione, pagati dallo Stato italiano) nel caso non dovessero comportarsi con "retta dottrina", il Vescovo competente territoriale, potrà esigere che vengano rimossi. In tal caso, poichè, questi insegnanti sono ormai a tutti gli effetti titolari di un contratto a tempo indeterminato, andranno a coprire le cattedre obbligatorie per tutti.
E qui l'anomalia di ordine giuridico, costituzionale, e le implicazioni di ordine sindacale, appaiono in tutta la loro gravità. Si arriva all'assurdo dell'esistenza di un canale di reclutamento scolastico parallelo a quello statale che va contro ogni principio di democrazia e di laicità dello stato. Ma la cosa ancora più grave è quella che prevede l'insegnante di religione anche nel caso vi sia la richiesta di un solo alunno. (Già, perchè nel 1989 e 1991 la Suprema Corte Costituzionale si era pronunciata a favore dell'insegnamento religioso come materia facoltativa. Il Ministero della Pubblica Istruzione allora aveva inventato la possibilità di mettere a disposizione dei ragazzi che non frequentavano le lezioni, alcune materie alternative. Sappiamo tutti poi come in realtà il funzionamento di queste ore sia stato totalmente alla mercè delle situazioni specifiche di ogni Istituto e mai definito con chiarezza).
Appare evidente quindi come il numero degli insegnanti di religione sia svincolato dal rapporto insegnanti-alunni, valido per tutti gli altri docenti della della scuola statale.
Il tutto assume un aspetto ancora più paradossale di fronte all'ultimo decreto Gelmini che vede la soppressione di ben 85.000 cattedre, il restringimento serrato dei fondi, nessuna prospettiva per le migliaia di precari.
Ma di cosa ci lamentiamo? La fede cattolica del popolo italiano e l'obbedienza dei suoi politici alle gerarchie ecclesiastiche, spianeranno per tutti noi corsie preferenziali per andare in paradiso.

mercoledì 10 settembre 2008

ATAF

Per chi non è di Firenze, ATAF è il nome dell'azienda dei trasporti urbani fiorentini. Entro in un territorio lontano dalle discussioni sulla scuola e gli stranieri (o collegato in qualche modo) perchè ho in testa una domanda che mi frulla da anni: perchè non si paga il biglietto a bordo?

L'azienda costantemente in passivo, con gli stipendi ai dirigenti in costante aumento, è sempre alle cronache perchè "non ce la fa". Ho preso l'autobus numero 35 per quattro anni, che per raggiungere una scuola in pieno territorio cinese, attraversava una piana nebbiosa ed umida abitata da disperati albanesi, marocchini, romeni, passava davanti a un centro Caritas che offriva i pasti e tutti fuori ad aspettare. L'autobus era sempre pieno di gente ammassata e mai che nessuno facesse un biglietto. Ogni tanto arrivavano due sceriffi, un fuggi fuggi generale alle fermate, qualcuno beccato, qualche documento controllato e relativa multa, i più disperati fatti scendere e - dice- portati dai carabinieri. Mai capito come facessero i due sceriffi a piedi a trovare i carabinieri in quelle lande. E' vero esistono anche gli abbonamenti, ma fra tutta quella gente, solo un dieci per cento teneva la carta nel portafoglio.
Prendo ogni tanto altri autobus, dove non si concentrano tante situazioni particolari, ma nessuno che timbri il biglietto. Avranno tutti l'abbonamento? Non credo.
Ecco, ma che cosa c'è di tanto scandaloso a far pagare il biglietto a bordo? In qualsiasi paese si vada, si paga il biglietto o al conducente o c'è un bigliettaio. O magari ci sono paesi dove la coscienza civile è così alta che tutti fanno il proprio dovere. Ma qui no. E anche dopo avere inventato la possibilità di comprare il biglietto dal conducente a prezzo più alto, spesso lui non ce l' ha. Non sono al corrente sulle trovate più recenti. Però domenica ho preso l'autobus, ho fatto dei giri incredibili per trovare tabaccherie aperte per comprare il biglietto, sono salita, ho timbrato, ho visto salire e scendere decine e decine di persone e solo un peruviano con una grade valigia ha tirato fuori il biglietto dal portafoglio e ha timbrato.
Mi sono stancata di leggere quasi tutti i giorni le lamentele dei sindacati e del Comune e della Provincia e via e via, sulle cattive acque in cui versa l'azienda nonostante i dirigenti siano sempre più pagati e le linee sempre più affollate e puzzolenti. Si parla solo di autobus in ritardo o lenti e anche questi non sono problemi da poco. Ma i biglietti?
O ci sono dei meccanismi diabolici per cui senza far pagare i biglietti ma facendo costantemente multe, l'azienda dovrebbe essere fiorente?
Che li mettano in rete i loro bilanci e si ritorni al sistema banale banale del bigliettaio a bordo e tutto sarà più semplice:
  • per le migliaia di turisti,
  • per i disperati che però fumano malboro e hanno i telefonini,
  • per i viaggiatori saltuari che vogliono comprare il biglietto e non sanno dove,
  • e per rispetto a quei pochi che coscienziosamente fanno l'abbonamento.

lunedì 8 settembre 2008

CTP da non scambiare con gli altri: quelli di detenzione

Ogni tanto provo a lanciare qualche segnale di fumo ai vari Centri Territoriali Permanenti sparsi un po' in tutta Italia, per sapere, avere notizie su cosa si fa e come ci si organizza, ma nessuno che mai intervenga. Parlerò un pò io del funzionamento del CTP al quale appartengo, di queste terre del "facciamo un po'come ci torna meglio".

Ai Ctp (istituiti con la legge 255 del ?97 (?))si rivolgono gli adulti italiani e stranieri che vogliono imparare, studiare, migliorare. In verità italiani ce ne sono ben pochi, quindi gli insegnanti dell'alfabetizzazione insegnano la lingua italiana. Gli insegnanti spesso sono profughi fuggiti dalla scuola del mattino, stanchi di lavorare.Vengono a riposarsi qui. In corso d'anno viene fatta una riunione ogni due mesi. La programmazione ognuno la fa, se la fa, come e quando vuole. Non esiste un progetto comune ai corsi, la didattica passa attraverso migliaia di fotocopie. I corsi essendo gratuiti dovrebbero rivolgersi agli immigrati e alle persone che spendono il loro credito culturale sul territorio, e agli italiani che intendono rientrare in formazione. Dico "dovrebbero" perchè qualcuno come fosse un libero professionista in una scuola privata, riesce a farsi il gruppone di livelli avanzati , studenti-studenti che vogliono prendere la certificazione europea a gratis (CILS) e poi caldi-caldi, se ne tornano nel proprio paese. Lavorare con gli studenti è molto meno faticoso che lavorare con gli immigrati principianti e poco scolarizzati. Nessuna regola sulle iscrizioni.
L'orario degli insegnanti è variabile, nessuno fa le 22 ore richieste più le due di programmazione. Quando ne vengono fatte quattro al giorno è grassa. Il Dirigente è lo stesso dell'Istituto Comprensivo e del CTP. Troppo oberato d'impegni, armato di buona volontà, ma sta alla buona fede di questo e di quello.
Questo anno, finita la scuola il sei giugno, consegna dei documenti verso il venti sbrigandosela in dieci minuti, si torna a scuola per una prima riunione l'otto settembre, viene fissato l'inizio delle iscrizioni per il quindici, (ognuno nella propria sede aspetta che quelle due o tre persone al giorno arrivino) e poi il primo ottobre dovremmo cominciare. Qualcuno obietta che potremmo cominciare anche il sei, l'accoglienza necessita di tempi lunghi. Da tener presente che la gente arriva in massa ad iscriversi quando sa che la scuola già funziona con gli studenti. Lo sottolineo, vedo occhiate di odio, ribadisco l'importanza del cominciare visto che due settimane sono più che sufficienti per accogliere quei pochi e leggere i giornali che vogliamo. Esplode un putiferio: come oso fare queste illazioni! - Parlo per me - dico. Ma insomma proprio davanti al dirigente, come oso! Il dirigente aspetta sornione che si calmi la rissa e poi chiede: - Allora il primo? - Si rispondo io, gli altri sbuffano e mi odiano. Ingordi!
Ah! Dimenticavo, abbiamo anche un POF, di due paginette, dove nessuna offerta viene chiarita e specificata, dove nessuna valutazione viene menzionata, dove chi legge non saprà mai esttamente che cosa si offre. Utilizzare il mese di giugno per riunirci, discutere e buttarne giù uno più articolato a cui attenersi anche come metodo di lavoro, sarebbe stato come lanciare spilli negli occhi dei miei amabili colleghi. E' bene che tutto rimanga vago perchè tutto si svolga in assenza di verifiche.
Tanto sono stranieri e non ci sono le famiglie rompiballe a controllare.
Insomma, io lavoro un terzo delle maestre della scuola elementare e mi lamento!
Con un decreto del 2007, sono stati istituiti I centri Provinciali per l'educazione degli adulti che sostituiranno dal prossimo anno i CTP. Come e in che modo, con quali soldi, ancora non è stato specificato. Sarà il solito calderone che farà comodo per piazzare qualche dirigente e dare magari qualche consulenza. Centri per accogliere l'abbandono scolastico, gli analfabeti di ritorno e anche gli immigrati. Tutti insieme. E di didattica e del "come" e "cosa" insegnare, ho la vaga sensazione, se ne parlerà sempre meno. Qui almeno, in altre province non so.

sabato 6 settembre 2008

Il maestro unico

Riportare la scuola elementare alla condizione di pre-riforma '85 non sarà stato un capriccio della ministra in carica, ma sicuramente un piano ben orchestrato dal governo per risparmiare sulla scuola pubblica e foraggiare le scuole private. Sempre più frequentate dai figli dei benestanti, in onore a che cosa non sappiamo bene (non certo ai contenuti), le scuole elementari private, spesso, hanno il maetro unico, più una serie di figure per la musica, la ginnastica, l'informatica. La scuola Americana, per esempio, a Roma, carissima e frequentata da figli di nobilastri, imprenditori italiani e stranieri ricchi e arricchiti, politici, attori i e chi più ne ha più ne metta, ha il maestro unico che svolge le proprie lezioni in inglese, i viaggi studio sono ricorrenti, le attività extracurricolari fanno parte del pacchetto. Stretta selezione in entrata per chi non è del giro. Che questi ministri conoscano solo le scuole private e non abbiano nemmeno idea di che cosa serva alla scuola pubblica? Che pensino che per noi poveri mortali basti un'infarinatura di tutto e che per restare disoccupati la cultura sia un lusso?Proprio ora con l'aumento dei bambini stranieri, ora che la formazione delle classi diventa il momento cruciale per lo svolgimento della didattica, in questo preciso momento storico, gli insegnanti della scuola pubblica dovrebbero avere più sostegni economici, didattici e più formazione. Invece si preferisce buttare tutto in un calderone, tanto i figli di chi governa non andranno mai nella scuola pubblica, meritevoli e non, faranno i loro percorsi in cornici dorate e poi all'estero, torneranno o non torneranno, un'attività sarà sempre loro assicurata. Ma la scuola pubblica, che dovrebbe rappresentare la vera base di partenza per una società democratica, è stata svenduta già prima di questo governo. Tanto i loro figli, sia di quelli di destra che di sinistra, vanno per altre strade.
P.S. Ho usato il maschile "maestro" ma sappiamo tutti che a scuola ci sono soprattutto le maestre.

lunedì 1 settembre 2008

Odore di scuola

Un tempo era il primo ottobre, adesso io comincio a sentirlo già dal primo settembre. Più che di aule, registri, bidelli, segreterie e colleghi, io comincio a sentire l'odore delle iscrizioni.
Cammino per strada, incontro il marocchino con le busta della spesa e penso: questo potrei ritrovarmelo in classe, o vedo il gruppetto di indiani, o incrocio la badante peruviana che tiene a braccetto una tremante signora e già li vedo seduti, dislocati per provenienza, con il quaderno aperto e il dizionario chiuso. Incontro il cuoco cinese, la cameriera giapponese, la signora egiziana con la testa coperta e il bambino in carrozzina, la ragazza ucraina con la cugina, mi dice: - questo anno viene lei, io trovato famiglia per lavoro- e in bicicletta, sulle piste ciclabili incrocio in motorino il domestico filippino, gli do un'occhiataccia, rallenta, mi dice - scusa signora, troppo tardi, scuola comincia quando?
E tutti con i buoni propositi di imparare tutto e subito. Molti restano finchè riescono a conciliare i tempi del lavoro e i tempi della scuola, alcuni se la svignano dopo un mese, un giorno. Riprovano l'anno dopo o si accontenteranno di quello che imparano per strada. Io rimango lì a fare il mio lavoro di paziente sartoria.