sabato 6 settembre 2008

Il maestro unico

Riportare la scuola elementare alla condizione di pre-riforma '85 non sarà stato un capriccio della ministra in carica, ma sicuramente un piano ben orchestrato dal governo per risparmiare sulla scuola pubblica e foraggiare le scuole private. Sempre più frequentate dai figli dei benestanti, in onore a che cosa non sappiamo bene (non certo ai contenuti), le scuole elementari private, spesso, hanno il maetro unico, più una serie di figure per la musica, la ginnastica, l'informatica. La scuola Americana, per esempio, a Roma, carissima e frequentata da figli di nobilastri, imprenditori italiani e stranieri ricchi e arricchiti, politici, attori i e chi più ne ha più ne metta, ha il maestro unico che svolge le proprie lezioni in inglese, i viaggi studio sono ricorrenti, le attività extracurricolari fanno parte del pacchetto. Stretta selezione in entrata per chi non è del giro. Che questi ministri conoscano solo le scuole private e non abbiano nemmeno idea di che cosa serva alla scuola pubblica? Che pensino che per noi poveri mortali basti un'infarinatura di tutto e che per restare disoccupati la cultura sia un lusso?Proprio ora con l'aumento dei bambini stranieri, ora che la formazione delle classi diventa il momento cruciale per lo svolgimento della didattica, in questo preciso momento storico, gli insegnanti della scuola pubblica dovrebbero avere più sostegni economici, didattici e più formazione. Invece si preferisce buttare tutto in un calderone, tanto i figli di chi governa non andranno mai nella scuola pubblica, meritevoli e non, faranno i loro percorsi in cornici dorate e poi all'estero, torneranno o non torneranno, un'attività sarà sempre loro assicurata. Ma la scuola pubblica, che dovrebbe rappresentare la vera base di partenza per una società democratica, è stata svenduta già prima di questo governo. Tanto i loro figli, sia di quelli di destra che di sinistra, vanno per altre strade.
P.S. Ho usato il maschile "maestro" ma sappiamo tutti che a scuola ci sono soprattutto le maestre.

21 commenti:

Toyo Perplesso ha detto...

Però si potrebbe pensare di assegnare risorse non "a pioggia", ma dove ce n'è effettivamente bisogno...
Beh, prendimi con le pinze: non ho nessuna esperienza, neanche indiretta, dei problemi delle elementari di oggi...

Stranistranieri ha detto...

Neanch'io ho esperienza, ma essendo "ospite" da sempre nelle scuole elementari, so quanto siano importanti i team di insegnanti, la collegialità, la discussione. Mi sembra che la scuola elementare sia l'unico spezzone dell'educazione in cui negli ultimi 20 anni si sia verificato un cambiamento reale. L'introduzione degli ambiti disciplinari ha fatto sì che la maestra non fosse sola e abbandonata o sola e contenta nella propria classe ma fosse costretta a crescere, confrontarsi, ad aggiornarsi.Le competenze di ognuna si sono affinate e questo ha avuto ricadute positive sugli apprendimenti. A scuola ormai non si impara più solo a leggere e far di conto, anche con una sola insegnante si renderebbero necessarie altre figure per l'inglese, l'informatica, la religione (ahimè,gli insegnanti ci sono, entrati tutti senza concorso e da lì nessuno li schioda)), lo sport.
Secondo me, gli standard nazionali, al di là di esigenze particolar e complesse, devono essere insiti al concetto di scuola pubblica ed essere garantiti dallo stato. Introdurre il maestro unico per garantire un minimo di apprendimenti ed affidare tutto il resto ai privati o alle realtà locali, secondo me sarebbe un grosso errore.
E vorrei anche, al di là di tutto, che si smettesse di "licenziare" studenti che scrivono facendo errori di ortografia e sintassi, che la scuola tornasse ad essere "difficile", dalle elementari all'università, e che degli insegnanti, gli studenti avessero un po' di sana "paura". Il voto in condotta, se passerà, sarà il punto infuocato su cui si accenderanno gli animi dei genitori sempre pronti a difendere i figli e scagliarsi contro l'insegnante. Da solo non basterà a riportare la scuola a luogo di rispetto e fatica.

alfonso ha detto...

"... Sentite. Abbiamo un anno da passare insieme. Vediamo di passarlo bene. Studiate e siate buoni. Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Avevo ancora mia madre l'anno scorso: mi è morta. Son rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli. Io vi voglio bene, bisogna che vogliate bene a me. Non voglio aver da punire nessuno. Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza. Non vi domando una promessa a parole; son certo che, nel vostro cuore, m'avete già detto di sì. E vi ringrazio. - In quel punto entrò il bidello a dare il finis. Uscimmo tutti dai banchi zitti zitti. Il ragazzo che s'era rizzato sul banco s'accostò al maestro, e gli disse con voce tremante: - Signor maestro, mi perdoni. - Il maestro lo baciò in fronte e gli disse: - Va', figliuol mio...."

Carla ha detto...

Ho due pargoli in età scolare, terza elementare e terza media.In questi anni ne ho viste di cotte e di crude.E' vero che i bimbi più "cignali", in italiano più maleducati, vengono eccessivamente difesi dai loro genitori( di solito cafoni pure loro,buon sangue non mente).E' vero che cambiando tutti gli anni gli insegnanti la continuità didattica va a farsi friggere.E' vero che i programmi sono scarsi e che i livelli di apprendimento che chiedono gli insegnanti sono decisamente bassi.E' vero che il personale non docente è sempre più scarso con inevitabile scarsa pulizia nei bagni.Mi spiegate perche non dovrei iscrivere i miei figli in una scuola privata?

alfonso ha detto...

Nulla da dire sul tuo diritto di iscrivere i tuoi figli alla scuola che ti pare. Quel che si contesta sono i finanziamenti alla scuola privata, diretti e indiretti, da parte dello Stato: essi sono in palese contrasto col dettato Costituzionale. L’articolo 33 della Costituzione della Repubblica italiana da il diritto “ad Enti e privati di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato”.
Certo, essendo la "scuola privata" in gran parte "cattolica", si capisce anche perchè facciano a gara, governi di destra e di sinistra, a chi concede di più.

Stranistranieri ha detto...

Perchè la scuola privata promette SOLO in apparenza quella che dovrebbe essere la "sostanza" scolastica. La continuità didattica garantita (si?), il maggiore contenimento e forse la garanzia di una disciplina maggiore, non coprono la pochezza dei contenuti. Molti anni fa,ho fatto parte diverse volte di commissioni d'esame per le scuole parificate e sono rimasta allibita di fronte a ragazzi con ricerchine imparate a memoria, senza nessuna capacità di fare collegamenti fra materie e periodi storici, con i loro grembiulini e i loro collettini bianchi, o divisine particolari, mi sembravano alunni del tempo che fu. In grado di pregare e di stare seduti composti ma senza capacità di critica e di espressione personale. E bisognava promuoverli tutti. Mi chiedevo (perchè non ho mai più voluto far parte di commissioni) come dei genitori potessero pagare per tenere i figli in un ambiente così ovattato. Si sentono rassicurati perchè non circola droga? O perchè non ci sono stranieri disagiati? Mi sembra anche che circolino meno idee. Battersi per una scuola pubblica forte, significa anche credere in una democrazia che nasce dal basso. E se poi proprio non possono fare a meno di mandarci i figli, che se le paghino per intero.
Come vorrei che questo succedesse!
P.S. In Giappone, la pulizia nelle scuole, private e pubbliche,e il servizio mensa, li fanno direttamente i ragazzi organizzati in turno di lavoro, e non perchè i presidi non abbiano i soldi per pagare i custodi, semplicemente saper gestire il proprio spazio fa parte di un percorso di responsabilizzazione e programmazione scolastica.
E quanti bagni intasati e otturati con giornali e schifezze varie e quanti lavandini riempiti di carta con conseguente bagno e corridoi allagati, quanti ne ho visti in questi anni, senza che che il conto venisse chiesto a qualcuno. Tutti a pulire e servire a mensa! Come fanno in Giappone.

Toyo Perplesso ha detto...

Certo che bisogna comprendere anche le ansie dei genitori, che hanno paura che il figlio, in mezzo ad una situazione disagiatissima crei sbandato. Lo preferiscono un po' ignormante pensando di riuscire comunque a supplire qualcosa a casa.

E certo che c'è chi ha ben compreso le ansie dei genitori: un governo che mascherandosi da meritocratico taglia posti a figure essenziali (insegnanti di sostegno), così da far scivolare la scuola pubblica ancora più in basso, assieme alla disperazione ed alle preoccupazioni delle famiglie. Così che siano ancora più convinte, giustamente di non voler sacrificare il loro pargolo.

La meritocrazia andrebbe perseguita, eccome! Licenziando gli incapaci (e ce ne sono...), compresi tutti quei dirigenti e politici e miriadi di consulenti/clienti che hanno perseguito altri fini rispetto alla qualità reale della didattica, gli stessi fini che si perseguono in tutte le scuole private in cui sono incappato.
Quanti soldi si risparmierebbero per premiare davvero chi lo merita!

Comunque comprensione alle scelte dei genitori che si trovano in mezzo allo sfacelo. Io non so "cosa" sacrificherei di mio figlio.

alfonso ha detto...

L’idea demenziale di dare più soldi alle scuole private e affossare quelle pubbliche.

L’attacco alla scuola della Repubblica è cominciato da molti anni, prima con il crescere del
disinteresse della classe politica per la scuola, poi con l’affermazione delle tesi confindustriali (vedi
Ass. Treelle) sui costi eccessivi della nostra scuola, infine con l’uso strumentale dei risultati dei
nostri studenti nelle indagini internazionali (vedi PISA).
Tale situazione ha portato negli ultimi 15 anni a una politica di tagli crescenti e alla proliferazione
del precariato (la finanziaria Prodi 2007 prevedeva 14.000 cattedre in meno, in presenza di un
aumento di 28.000 studenti; le previsioni sulla finanziaria del nuovo governo sono di tagli per
centinaia di migliaia di posti, delle 50.000 assunzioni previste dal Governo Prodi nessuno parla
più). Contemporaneamente è cresciuta la campagna di diffamazione nei confronti della scuola
pubblica, dalla enfatizzazione dei fenomeni di bullismo scolastico alla diffusione di filmati che
“irridono” la funzione docente per finire alla recente fiction trasmessa da Canale 5.
L’ultima polemica riguarda la questione del merito. Lo stesso Ministro Gelmini nella sua audizione
alla Camera ha accusato, seguendo la strada del suo predecessore, la scuola di eccessivo
egualitarismo e lassismo, ha affermato che è necessario introdurre strumenti di “valutazione
oggettiva degli studenti, degli insegnanti e delle scuole”, salvo poi lamentare l’eccessivo numero di
insufficienze dei nostri studenti delle superiori e l’elevato tasso di dispersione.
Innanzitutto bisogna chiedersi quale sia il compito il compito assegnato alla scuola dalla
Costituzione: dare a tutti un’istruzione di qualità, operando per “rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana..”
I dati della ricerca PISA dimostrano che i nostri studenti di condizioni economico sociali basse
raggiungono risultati in linea con quelli degli altri paesi, che il gap dei risultati fra quelli in
condizioni peggiori e migliori è fra i più contenuti, che la causa principale dei nostri scadenti
risultati risiede nell’arretratezza culturale dei genitori, in particolare nelle zone del sud.
Recentemente l’Istat ha reso noto che la metà della popolazione attiva 25-64 anni ha al massimo la
licenza media, (48,7%) mentre negli altri paesi più sviluppati questa percentuale è ridotta al 30%, in
alcuni è solo il 10%. Occorre poi tenere presente che tale percentuale era altissima: la nostra scuola
ha saputo quasi triplicare in 30 anni il numero dei diplomati.
Se la funzione costituzionale è ancora attuale non si può negare che la nostra scuola sia in crisi di
identità (come non esserlo di fronte a questa campagna denigratoria ?) e faccia sempre più fatica a
reggere da sola l’impatto di generazioni “con le passioni tristi” immerse nella crisi delle società
occidentali. La mancanza di riforme che sappiano fornire sostegno e nuovi strumenti di lavoro e
analisi accelera il fenomeno di crisi.
I dati però confermano che l’autonomia culturale garantita dal principio della “libertà di
insegnamento” ha permesso alla scuola statale di reggere finora tale impatto.
Ne dovrebbe conseguire che occorra rafforzare e migliorare con maggiori risorse materiali ed
umane l’azione del nostro sistema scolastico nelle zone più disagiate (sullo stile francese delle
“zone de education prioritarie”) e dare gambe al progetto per l’educazione degli adulti. Occorre
anche sviluppare un progetto di scuola che sappia tenere insieme equità e qualità.
Niente di tutto questo: il nuovo Ministro parla di sussidiarietà dei privati, di autonomia localistica,
di famiglie che chiedono percorsi educativi specifici, di sostegno ai privati.
Si intravede dietro a questa polemica sul merito l’idea di abbandonare l’obbligo costituzionale di
garantire a tutti i cittadini una scuola di qualità per favorire, come in Inghilterra, lo sviluppo delle
scuole per elite.
Bisogna dire che il sostegno ai privati in Italia, oltre ad essere anticostituzionale è una misura
demenziale: sempre PISA dimostra che i risultati degli studenti 15enni delle scuole private italiane
sono decisamente peggiori di quelli delle scuole statali per non parlare dell’abisso che hanno
rispetto ai risultati di quelli delle private del resto dei paesi sviluppati, che non ricevono
finanziamenti pubblici.
Pensare di sottrarre risorse a chi funziona meglio per darle a chi va peggio è una ricetta che può
andare bene solo in un paese fuori di testa.

(Bruno Moretto, Comitato bolognese Scuola e Costituzione, Bologna)

alfonso ha detto...

Alzi la mano chi di voi non s’è mai chiesto: “ma chi diavolo è questa Gelmini?” e, soprattutto, non avendo mai fatto la soubrette colculodifuori, “quale merito avrà acquisito per essere scelta come ministro dal nostro amato premier?”. Boh!
Anch’io mi sono lasciato sedurre dalla curiosità di saperlo, e per un po’ di tempo ho cercato notizie e curiosità in rete: niente di niente. Non sono venuto a capo di una mazza, a parte qualche breve cenno sulla sua “carriera politica” (si fa per dire) nella biografia ufficiale, quella tipo “figurine Panini”… per intenderci.
“Com’è possibile?” Mi sono chiesto. Se non ha fatto la soubrette colculodifuori, allora qualche conto da regolare con la Giustizia dovrà pure avercelo… ho pensato. Qualche bilancio deve pure averlo falsificato. Avrà corrotto qualcuno, per forza! Ricevuto o versato tangenti. Neanche una truffa ai danni di qualche ASL? Possibile? Eppure, una spiegazione plausibile alla Gelmini ministro ci dev’essere. Saranno ben nascoste le sue “qualità”, ma dovranno esserci di sicuro. Niente di niente. Alla fine sono arrivato ad ipotizzare che avesse fatto la baby-sitter ad Arcore. Non poteva esserci altra spiegazione! Poi, improvvisamente, ci ha pensato lei stessa, riscaldando l’ambiente con una serie di uscite e dichiarazioni dissennate, ad attrarre l’attenzione dei media. (E’ riuscita anche a far incazzare Bossi: il vecchio Umberto sarà pure rincoglionito, ma se gli salta la mosca al naso… non so se mi spiego)
E così, le sue “qualità” sono finalmente emerse. Per non tediarvi a lungo, mi limito a riportare l’articolo di Gian Antonio Stella (noto “bolscevico meridionale”) sul Corsera del 4 settembre.
Ora è tutto chiaro.

Da Brescia a Reggio Calabria
Così la Gelmini diventò avvocato
L'esame di abilitazione all'albo nel 2001.
Il ministro dell'Istruzione: «Dovevo lavorare subito»

Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.
La notizia, stupefacente proprio per lo strascico di polemiche sulla preparazione, la permissività, la necessità di corsi di aggiornamento, il bagaglio culturale dei professori del Mezzogiorno, polemiche che hanno visto battagliare, sull'uno o sull'altro fronte, gran parte delle intelligenze italiane, è stata data nella sua rubrica su laStampa.it da Flavia Amabile. La reazione degli internauti che l'hanno intercettata è facile da immaginare. Una per tutti, quella di Peppino Calabrese: «Un po' di dignità ministro: si dimetta!!» Direte: possibile che sia tutto vero? La risposta è nello stesso blog della giornalista. Dove la Gelmini ammette. E spiega le sue ragioni.
Un passo indietro. È il 2001. Mariastella, astro nascente di Forza Italia, presidente del consiglio comunale di Desenzano ma non ancora lanciata come assessore al Territorio della provincia di Brescia, consigliere regionale lombarda, coordinatrice azzurra per la Lombardia, è una giovane e ambiziosa laureata in giurisprudenza che deve affrontare uno dei passaggi più delicati: l'esame di Stato.
Per diventare avvocati, infatti, non basta la laurea. Occorre iscriversi all'albo dei praticanti procuratori, passare due anni nello studio di un avvocato, «battere» i tribunali per accumulare esperienza, raccogliere via via su un libretto i timbri dei cancellieri che accertino l'effettiva frequenza alle udienze e infine superare appunto l'esame indetto anno per anno nelle sedi regionali delle corti d'Appello con una prova scritta (tre temi: diritto penale, civile e pratica di atti giudiziari) e una (successiva) prova orale. Un ostacolo vero. Sul quale si infrangono le speranze, mediamente, della metà dei concorrenti. La media nazionale, però, vale e non vale. Tradizionalmente ostico in larga parte delle sedi settentrionali, con picchi del 94% di respinti, l'esame è infatti facile o addirittura facilissimo in alcune sedi meridionali.
Un esempio? Catanzaro. Dove negli anni Novanta l'«esamificio» diventa via via una industria. I circa 250 posti nei cinque alberghi cittadini vengono bloccati con mesi d'anticipo, nascono bed&breakfast per accogliere i pellegrini giudiziari, riaprono in pieno inverno i villaggi sulla costa che a volte propongono un pacchetto «all-included»: camera, colazione, cena e minibus andata ritorno per la sede dell'esame.
Ma proprio alla vigilia del turno della Gelmini scoppia lo scandalo dell'esame taroccato nella sede d'Appello catanzarese. Inchiesta della magistratura: come hanno fatto 2.295 su 2.301 partecipanti, a fare esattamente lo stesso identico compito perfino, in tantissimi casi, con lo stesso errore («recisamente» al posto di «precisamente», con la «p» iniziale cancellata) come se si fosse corretto al volo chi stava dettando la soluzione? Polemiche roventi. Commissari in trincea: «I candidati — giura il presidente della «corte» forense Francesco Granata — avevano perso qualsiasi autocontrollo, erano come impazziti». «Come vuole che sia andata? — spiega anonimamente una dei concorrenti imbroglioni —. Entra un commissario e fa: "Scrivete". E comincia a dettare il tema. Bello e fatto. Piano piano. Per dar modo a tutti di non perdere il filo».
Le polemiche si trascinano per mesi e mesi al punto che il governo Berlusconi non vede alternative: occorre riformare il sistema con cui si fanno questi esami. Un paio di anni e nel 2003 verrà varata, per le sessioni successive, una nuova regola: gli esami saranno giudicati estraendo a sorte le commissioni così che i compiti pugliesi possano essere corretti in Liguria o quelli sardi in Friuli e così via. Riforma sacrosanta. Che già al primo anno rovescerà tradizioni consolidate: gli aspiranti avvocati lombardi ad esempio, valutati da commissari d'esame napoletani, vedranno la loro quota di idonei raddoppiare dal 30 al 69%.
Per contro, i messinesi esaminati a Brescia saranno falciati del 34% o i reggini ad Ancona del 37%. Quanto a Catanzaro, dopo certi record arrivati al 94% di promossi, ecco il crollo: un quinto degli ammessi precedenti.
In quei mesi di tormenti a cavallo tra il 2000 e il 2001 la Gelmini si trova dunque a scegliere, spiegherà a Flavia Amabile: «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione». Quindi? «La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto». E così, «insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria».
I risultati della sessione del 2000, del resto, erano incoraggianti. Nonostante lo scoppio dello scandalo, nel capoluogo calabrese c'era stato il primato italiano di ammessi agli orali: 93,4%. Il triplo che nella Brescia della Gelmini (31,7) o a Milano (28,1), il quadruplo che ad Ancona. Idonei finali: 87% degli iscritti iniziali. Contro il 28% di Brescia, il 23,1% di Milano, il 17% di Firenze. Totale: 806 idonei. Cinque volte e mezzo quelli di Brescia: 144. Quanti Marche, Umbria, Basilicata, Trentino, Abruzzo, Sardegna e Friuli Venezia Giulia messi insieme.

Insomma, la tentazione era forte. Spiega il ministro dell'Istruzione: «Molti ragazzi andavano lì e abbiamo deciso di farlo anche noi». Del resto, aggiunge, lei ha «una lunga consuetudine con il Sud. Una parte della mia famiglia ha parenti in Cilento». Certo, è a quasi cinquecento chilometri da Reggio. Ma sempre Mezzogiorno è. E l'esame? Com'è stato l'esame? «Assolutamente regolare». Non severissimo, diciamo, neppure in quella sessione. Quasi 57% di ammessi agli orali. Il doppio che a Roma o a Milano. Quasi il triplo che a Brescia. Dietro soltanto la solita Catanzaro, Caltanissetta, Salerno. Così facevan tutti, dice Mariastella Gelmini. Da oggi, dopo la scoperta che anche lei si è infilata tra i furbetti che cercavano l'esame facile, le sarà però un po' più difficile invocare il ripristino del merito, della severità, dell'importanza educativa di una scuola che sappia farsi rispettare. Tutte battaglie giuste. Giustissime. Ma anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?

Gian Antonio Stella
04 settembre 2008

Toyo Perplesso ha detto...

Alfonso: "l'eccessivo egualitarismo e lassismo" era solo un modo diverso per dire: si sta tarando tutto troppo sul più debole. Mi spiace per il più debole, ma anche questo non è giusto.
Questo eccessivo egualitarismo e lassismo dipende anche dagli strumenti disciplinari che sono stati dati in mano agli insegnanti: vedo di buon occhio la reintroduzione del voto in condotta. Non per il bullismo, che secondo me è un fenomeno assai limitato che è stato ad arte ingiganito, proprio per diffamare la scuola, ma per i comportamenti "normali" degli alunni, che non sono mica tanto "normali", visto che sanno perfettamente di potersene fottere allegramente del proprio comportamento. E chi sono questo che "normalmente" si comportano male, tanto da disturbare in modo irreparabile le attività didattiche? non i bulli, ma ragazzi di una certa intelligenza, di voti decenti (e proprio per questo sanno di poter fare quello che vogliono... tanto sono imbocciabili...), che così non permettono di curare davvero i più deboli...
Si chiacchiera tanto di didattica differenziata per inseguire i bisogni di tutti: prima di tutto ci vuole ordine, altrimenti non si può fare neanche quella indifferenziata.
Sono contrario invece alla maggior parte delle altre proposte (secondo me sta facendo un macello!) del ministro, se non per quella della valutazione degli insegnanti, come scrivo nel mio ultimo post:
http://genteepersone.blogspot.com/2008/09/valutazione-insegnanti-perch-no.html
Ciao!
Mister_NixOS

Toyo Perplesso ha detto...

A parte il ripubblicare l'indirizzo del mio post di cui dicevo nella scorsa replica:
Valutazione insegnanti
Una lancia a favore della Gelmini:
non si dice sempre che qualsiasi azione va valutata in relazione al contesto in cui avviene?
Quanto dice la Gelmini riguardo i vecchi esami per avvocato è vero, l'hanno vissuto un sacco di persone che personalmente conosco delle ridenti regioni del nord, gente che è stata consigliata ad un certo punto da stesse persone all'interno dell'ordine di andare in meridione, altrimenti non sarebbero mai passati, perchè non figli di avvocati, non raccomandato/conoscenti di avvocati o politici et similia.
Pensate, so di uno che si è laureato a Bologna in 4 anni, 100 e lode, prova e riprova qua, fin quando non gli consigliano di andare giù, proprio in Calabria; ci va, fa il concorso e non passa una prova scritta, si presenta dunque alla commissione, sicuro di aver svolto il compito ottimamente e gli viene risposto "ma che vuoi, sei troppo giovane...".
Sapete cosa ha fatto: se ne è andato in Spagna, è diventato avvocato là e ha poi sfruttato una legge per farsi integrare nell'ordine italiano.
Cosa è da punire? la Gelmini o il sistema?
Mi dicono che adesso i sistemi di correzione delle prove per diventare avvocato siano cambiate, proprio per evitare queste schifezze di casta, ma non sono in grado di entrare in merito.

Gelmini avrà anche questa macchia indelebile, ma... personalmente penso che abbia fatto bene: l'avrei fatto anche io, non mi sentirei colpevole e parlerei, così come fa lei, tranquillamente di riformare il sistema perchè sia meritocratico, proprio alla luce dell'esperienza vissuta.
Che poi di gente che ha ben più che macchie e chiacchiera ce n'è tanta, ben di peggio di questa...
Speriamo qualcuno la freni sui tagli però...

alfonso ha detto...

Io mi chiedevo solo quali "meriti" avesse acquisito per diventare ministra di Berusconi: ora l'ho capito e la mia curiosità è stata soddisfatta.
Mister nixos lo "avrebbe fatto anche lui"... io no.

Toyo Perplesso ha detto...

Non posso mettere in dubbio la buona fede, ma tra dire ed il fare c'è di mezzo il mare: ho sentito gente dire che avebbe fatto cose turpi, ma poi, trovandosi esattamente nel caso di cui parlavano le ho viste fare esattamente il contrario; ho sentito gente predicare bene, convinta, ma trovandosi in faccia il problema agire malissimo.
Io dico che l'avrei fatto. L'avrei fatto davvero? e tu non lo faresti davvero? Sicuro di quel che sei? non più di me...

alfonso ha detto...

"Lo farei anch'io": è esattamente quello che pensa la gente di questo Paese tutti i giorni, compreso il giorno delle elezioni quando, senza alcun problema, (perchè "tanto la farei anch'io")si reca a votare la manica di pregiudicati che conosciamo. C'è una cosa, però, che mi sfugge: di cosa ci si lamenta?

Toyo Perplesso ha detto...

Di niente bisognerebbe lamentarsi: come intendi, sono quelli che meglio ci rappresentano, no?
Ma nn era qua che volevo andare a parare. Comunque è lo stesso.
A rileggerti.

Stranistranieri ha detto...

E' inutile secondo me stare a spulciare la ministra: dietro a lei c'è un apparato ben deciso ad affossare la scuola pubblica.Lei è la risultanza di tutto questo. Io, pur vivendo da sempre una situazione scolastica di "tiriamo a campa'" (ma per fortuna non tutti gli insegnanti vivono con questa filosofia, io sono stata particolarmente sfortunata negli incontri e abbinamenti) sostengo senza nessuna riserva, sempre e comunque la scuola pubblica. Forse sarà rimasta solo un ideale? Può darsi. Vorrei che cambiassero molte cose, ma laddove non c'è formazione, sperimentazione, merito riconosciuto per progetti spendibili, ripercorribili e VERIFICA, VALUTAZIONE,Dirigenti che dirigono, difficilmente ci saranno passi in avanti. Questo succede nella scuola pubblica dove c'è il sistema di svicolare perchè praticamente si è illicenziabili (a parte i precari)e succede nella scuola privata dove gli insegnanti sono più ricattabili e dove carte su carte vengono riempite per chiamare con nomi diversi le stesse identiche cose.

Nella scuola elementare statale, però si lavora tanto. E credo non si tratti solo di un aspetto quantitativo ma anche qualitativo. Le insegnanti passano gran parte del loro tempo a scuola per colloqui, incontri, riunioni, programmazioni, oltre alle ore normali di lezione.
Tanto per menzionare una perla di scuola elementare e media, basterebbe avvicinarsi all'esperienza di CIttà Scuola Pestalozzi, dove gli insegnanti per lo stesso stipendio e quasi con il doppio di orario, conducono attività che sono punto di riferimento per chi ama stare nella scuola.

Toyo Perplesso ha detto...

e comunque alfonso non concordo:
la gente non pensa "lo farei anche io" ragionando sul mezzo che si è utilizzato in relazione al fine e a cosa il contesto permetteva(o obbligava a fare), ma ben peggio guarda solo il fine, l'obiettivo raggiunto. Per questo tanti hanno votato il Berluscazzo (oltre che tanti altri per ignoranza)! Per il potere raggiunto... non importa il mezzo: ha raggiunto il potere, ce l'ha fatta.

Toyo Perplesso ha detto...

Stranistranieri concordo. Non serve ad un cappero farle le pulci: non è che parte di un apparato. Cambiata lei nulla cambierebbe.

alfonso ha detto...

... e allora di che si parla?

alfonso ha detto...

Prostituzione, sì al ddl CARFAGNA
Carcere per lucciole e clienti

"Le prostitute rischiano l'arresto, da
5 a 15 giorni, e un'ammenda da 200 a 3mila euro. Introdotto il divieto di prostituirsi in pubblico". ( Ah, ecco... in pubblico!)

Non è un pò come il "caso" Gelmini?
Certo, "l'avrei fatto anch'io".

alfonso ha detto...

Da Vanity Fair, 10 settembre 2008
(Pino Corrias)

"Poveri ingenui. Ancora lì a menare scandalo che una ministra berlusconiana, la molto materna Mariastella Gelmini, dicastero dell’Istruzione, bresciana con l’accento del Lago di Garda, reginetta dei grembiuli e della meritocrazia scolastica, imbrogliasse chilometri e smagliature burocratiche per correre da Brescia a Reggio Calabria a sostenere l’esame di Stato per diventare avvocato. Ovvio che l’ha fatto, dice lei. Laggiù era più facile passare l’esame. Si promuoveva il 93 per cento dei candidati, mentre nel gelido Nord passava solo il 31 per cento (dati dell’anno 2001). “Avevo fretta. E la mia famiglia di poveri agricolotori - aggiunge con tocco di melodramma sociale - non poteva mantenermi ancora a lungo”.

Ma come?, sostengono i poveri ingenui. Con quale coraggio, sei anni dopo, sdraiata tra i velluti del ministero, annunciando tagli per 87 mila posti di lavoro, discetta di merito e rigore scolastici, lei che li scansò rifugiandosi al Sud? Con che faccia accusa d’insipide scarsità culturali i professori meridionali, lei che addirittura viaggiò una notte per riempirsene il piatto? A che titolo si impanca contro il lassismo, contro gli eccessi del buonismo didattico e dell’utopia egualitarista, tutti veleni del molto odiato Sessantotto?

Poveri ingenui. Quel che tra voi è un disdoro - la furbizia, il silenzioso imbroglio di saltare una fila, il piccolo furore di agguantare a tutti i costi un vantaggio, falsificare un bilancio, evadere le tasse, irridere una regola o perlomeno aggirarla - per altri è un vantaggio e un merito. Il più luminoso dell’Era italiana che ci tocca vivere. Nella quale il primissimo cittadino, dribblando prescrizioni giudiziarie, viaggia dentro l’ammirazione dei suoi elettori, circondato da almeno due dozzine d’avvocati. Tutti agguerriti e furbi quanto la furba Gelmini".