Due ragazzine a Firenze, nello stesso giorno, a scuola, hanno tentato di uccidersi buttandosi nel vuoto. Non sono morte e continueranno a vivere qui nello squallore delle loro vite, confrontandosi ogni giorno a scuola con le vite forse un poco più spensierate dei loro compagni. La bambina cinese diceva in alcuni messaggi che nessuno poteva immaginare che vita lei stava facendo in una stanza-casa-laboratorio senza finestre con i genitori e un fratello. L'altra etiope chiedeva alla madre di poter ritornare in Etiopia. Un genitore, di solito le madri, o tutta la famiglia, arriva qui per costruire un futuro diverso per i figli, trova un lavoro, forse un nuovo compagno o compagna, chi si è indebitato per fare il grande cambiamento, lavora senza tregua notte e giorno pensando al futuro dei propri figli. I figli a scuola confrontano il loro presente con quello dei compagni, a casa arrancano nel presente per prepararsi un futuro e spesso scoppiano. E questo è forse il destino dei figli degli immigrati che alla fine troveranno una loro faticosa sistemazione rimanendo divisi fra la voglia di aderire ai desideri della famiglia e il riconoscersi nella realtà che li circonda. E' l'adolescenza che frega, che preme, che chiede. Superata dolorosamente quella che dovrebbe essere la parte più bella della vita, il peggio è passato e forse è passata anche la voglia di buttarsi dalla finestra.
sabato 12 aprile 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
8 commenti:
La coppia di fatto (e di fatti) Cioni-Domenici potrebbe brillantemnte e repentinamente risolvere il problema così come ha già fatto con l'altra grande piaga sociale della città, quella dell'accattonaggio di lavavetri e homeless. Vediamo un pò..cosa si potrebbe fare? Pensa che ti ripensa...Trovato: un'ordinanza che vieti ai figli degli immigrati di andare a scuola!
Finalmente al voto! Dopo tanto frastuono, è arrivato il momento di recarsi al seggio e scegliere, così come in tutte le altre democrazie liberali al mondo, fra il blocco moderato-conservatore e quello riformista-progressista.
Come dite? E’ difficile distinguerli? Beh..in effetti…non è facile..
Proviamo ad orientarci: se non ho capito male i “moderati” sarebbero tutti quegli ex-fascisti, neo-fascisti, secessionisti xenofobi e razzisti, guidati dal più eversore dei Capi di Governo che la storia di questo Paese ricordi e che si raccolgono nelle sigle PDL-Lega Nord. (e meno male che sono moderati!)
Sempre se non ho capito male, i progressisti-riformisti dovrebbero essere quelle signore e signori che nella loro vita non solo non hanno mai fatto, ma neanche hanno mai pensato di fare uno straccio di riforma e che si riuniscono sotto le sigle PD-IDV, guidati da quel Veltroni che ha richiuso nel cassetto il progetto del Registro delle Unioni Civili a Roma, prima di recarsi in visita al Vaticano. Ed ha buttato via la chiave il giorno prima di lasciare la poltrona di Sindaco.
E’ un inganno. E’ vero. Ma cosa possiamo farci? Possiamo solo chiedere aiuto al buon senso e alla nostra pazienza. Il buon senso e la pazienza suggeriscono una sola strada, una sola strategìa ma in due tempi.
Primo tempo (oggi): dobbiamo tutti essere abbastanza moderati e conservatori da respingere e scongiurare il disegno eversivo che si nasconde dietro il populismo demagogico di Berlusconi.
Secondo tempo (domani): dobbiamo assolutamente tornare ad occuparci di politica, fuori dai partiti, nella società, nelle forme nuove che i tempi e i moderni strumenti di comunicazione possono consentirci, oggi è più facile, per esigere un’autentica stagione riformista e progressista.
Non riesco a vedere altra strada.
13 aprile 2008,
Promemoria
"Appello elettorale. E' necessario battere col voto il così detto Polo delle Libertà. Destra e sinistra non c'entrano: è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler riformare la prima parte della Costituzione, che contiene i valori su cui si fonda la nostra società, e di volere altresì una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico, abbattendo così uno dei pilastri dello stato di diritto. Oltre a ciò Berlusconi, che è ancora indagato, in Italia e all'estero, per reati diversi, fra cui uno riguardante la mafia, insulta i giudici e cerca di delegittimarli in tutti i modi, un fatto che non ha riscontri al mondo. Ma siamo veramente un paese civile? Chi pensa ai propri affari economici e ai propri vantaggi fiscali governa malissimo: nei sette mesi del 1994 il governo Berlusconi dette una prova disastrosa. Gli innumerevoli conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi a un suo governo sia in Italia, e ancora di più, in Europa. Le grandiose opere pubbliche promesse dal Polo dovrebbero essere finanziate almeno in parte col debito pubblico, ciò che ci condurrebbe fuori dall'Europa. A coloro che, delusi dal centrosinistra, pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia".
(Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Alessandro Pizzorusso, Paolo Sylos Labini, marzo 2001)
"L'Italia berlusconiana è la peggiore delle Italie che io ho mai visto. E dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo. (...) Non sono spaventato: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato. Va bene, mi dicevo, succede anche questo: uno dei tanti bischeri che vengono a galla, poi andrà a fondo. Ma adesso sono davvero impressionato, anche se la mia preoccupazione è molto mitigata dalla mia anagrafe. Che vuole, alla mia età preoccuparsi per i rischi del futuro fa quasi ridere. (...) È strano: io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt'al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino. Però tutte queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile".
(Indro Montanelli, intervista a Repubblica, 26 marzo 2001)
MA E' ANCORA UN PAESE CIVILE, IL NOSTRO?
Dispetto alla Montalcini al seggio
"Faccia la fila come gli altri"
di FRANCESCO BEI (La Repubblica)
ROMA - Qui non c'entrano le cinque lauree, il premio Nobel per la medicina, le mille pubblicazioni e nemmeno il laticlavio a vita. Forse è semplicemente un fatto di educazione, quando da bambino ti insegnano a cedere il posto a chi è più anziano. Se poi l'anziano ha quasi 99 anni (tra 9 giorni) e non ci vede nemmeno bene, il fatto che si chiami Rita Levi Montalcini diventa evidentemente secondario. Eppure tutto ciò non è bastato a evitare alla senatrice a vita di dover attendere in piedi mezz'ora prima votare, per colpa della maleducazione di quattro elettori che si sono rifiutati di farla passare avanti.
La scena si è svolta ieri poco prima di mezzogiorno a via Reggio Calabria, al seggio istituito presso la scuola "Falcone e Borsellino", vicino a piazza Bologna, quartiere medio-borghese della Capitale. La Montalcini si è presentata a braccetto di un accompagnatore il quale, vista la lunga fila, ha chiesto alle persone in coda la cortesia di far votare prima la signora. Senza presentare credenziali, solo un gesto di educazione verso un'anziana ipovedente. La risposta poteva essere scontata e invece no.
"Faccia la fila come gli altri", ha risposto un cinquantenne. E così un'altra signora: "Non esiste, anch'io ho fretta di votare". E poi un altro e un'altra ancora: "Non vedo proprio il motivo". Allertato dagli scrutatori, a quel punto è intervenuto il presidente di seggio: "Senatrice, se vuole la facciamo passare avanti". Una gentilezza quasi scontata, che si concede normalmente alle donne in gravidanza, ai disabili, agli anziani. A quel punto però è stato il carattere della Montalcini a prendere il sopravvento: "Grazie presidente, preferisco restare in fila come gli altri. Pazienza". Una scrutatrice le ha quindi offerto una seggiola: "Almeno si sieda, prego". Ma la senatrice ha rifiutato anche quella: "No, grazie davvero. Preferisco restare in piedi".
La rivincita contro quei pochi maleducati Montalcini se l'è presa poco dopo, al momento di uscire dal seggio. Tutti i ragazzi della sezione elettorale le si sono fatti intorno, davanti agli elettori ancora in fila, per chiederle l'autografo. "Vada avanti così". "Coraggio".
L'episodio, in sé banale, potrebbe testimoniare al massimo dell'inciviltà dei tempi in cui viviamo, che ognuno può sperimentare salendo su un autobus o facendo una fila a uno sportello. Se non fosse che Rita Levi Montalcini è stato il bersaglio in questi due anni di una violenta campagna di discredito portata avanti con insistenza da alcuni esponenti politici del centrodestra e da alcuni quotidiani d'area.
I ragazzi della Destra si distinsero in ferocia: "Diamole un incarico al Ghetto", "di profilo è pure più odiosa", erano le cose che si potevano leggere sul loro blog. Fino alla proposta di consegnarle un paio di stampelle, "tanto l'indirizzo lo conosciamo, vogliamo dargliele personalmente". Diceva il loro capo, Fabio Sabbatani Schiuma: "Loro, i senatori a vita, sono le stampelle di questo governo sì o no? E poi se son vecchi se ne stessero a casa".
La Lega del resto non fu da meno, fino ad arrivare alla proposta di eliminare gli stanziamenti per la fondazione scientifica della senatrice. Non ci si stupisca se poi qualcuno non dà la precedenza a una signora centenaria, è già tanto che non le abbiano fatto lo sgambetto.
(14 aprile 2008)
Scoppiano, i loro coetanei non hanno gli strumenti per riconoscere questo malessere e classificarlo per quello che è, i loro insegnanti a volte neanche... neanche hanno il dubbio... tristezza...
porca miseria - che storie tremende.
Grava sulle loro spalle anche tutto il peso di un paese razzista e immaturo, che non sa confrontarsi con le differenze.
Integrazione, poi, è una parola orribile - quando ci sarà, la parola medesima sarà scomparsa.
Spero che queste due ragazze trovino ascolto e un po' di tranquillità, ma ne dubito.
Gli insegnanti spesso dovrebbero fare da cuscinetto e attutire, smussare, mettere in relazione le differenze. Molti non lo sanno fare, non sono preparati. La classe troppo numerosa, può essere una scusante?
basiglio, il caso dei bimbi sottratti ai genitori
«Il disegno osé era una trappola»
I genitori: i nostri figli non c'entrano, picchiati perché meridionali
MILANO — «Erano in tre. Un vigile e due assistenti sociali. Mi hanno detto: "Stia tranquilla e non faccia scene, prepari le cose dei suoi bambini e ce li consegni". Li hanno portati via così. Senza una spiegazione. Da allora non li ho più visti». Il volto è pallido, come quello di suo marito. Lucia e Pietro hanno smesso di mangiare, da 41 giorni aspettano che Giorgia e Giovanni (9 e 13 anni, i nomi sono di fantasia) tornino a casa, in quell'appartamento di Basiglio — il Comune più ricco d'Italia — «dove forse non siamo degni di abitare». Trattengono le lacrime a forza. «Ci hanno trattato come terroristi. Ma né noi, né i nostri figli abbiamo fatto niente. Quel disegno non è della mia piccola».
Sarà il Tribunale per i minorenni di Milano a decidere sul futuro dei due fratellini. E a stabilire chi è il vero autore del disegno hard, trovato sotto il banco della bimba, con la scritta «Giorgia fa sesso con suo fratello per 10 euro». Il giudice che si sta occupando del caso ha rilevato «perplessità» sulla vicenda, facendo notare «dubbi consistenti » sulla mano (forse di una compagna di Giorgia) che ha tracciato la vignetta. Ma non è abbastanza per far tornare i bimbi a casa: Giorgia e Giovanni restano in due comunità diverse.
Mandare giù ancora. Stringere i denti. Sperare. Difficile per un padre e una madre che da oltre un mese non vedono i loro bambini. E che raccontano la loro versione: «Mia figlia — dice Pietro — è stata tante volte presa a calci e pugni dalle compagne di classe. La prendevano in giro perché noi non abbiamo un'auto sportiva, perché non le compro scarpe all'ultimo grido. Ma per me i regali hanno un valore. Se li vogliono, i miei figli devono dimostrarmi qualcosa ». Due bambini vittime del bullismo, della crudeltà dei loro coetanei. Ecco la verità di Pietro e Lucia, genitori disperati che continuano a ripetere: «Non facciamo mancare niente ai ragazzi ». Una famiglia normale. «Eppure i servizi sociali hanno interpellato mia moglie e me solo dopo averci sottratto i bambini ». La sera è il momento peggiore: «Chi ce la fa a mangiare con questo peso?». Il sospetto: «Ce l'hanno con Giorgia e Giovanni solo perché sono figli di meridionali». L'avvocato dei due coniugi, Antonello Martinez, parla di «pregiudizio e classismo da parte di una comunità ricca e intollerante». E Pietro conferma: «È come se stare a Basiglio fosse un peccato». Una versione smentita dal sindaco, Marco Cirillo: «Facciamo della solidarietà la nostra bandiera». Ancora: «Non siamo razzisti, qui vivono mille stranieri, di cui 350 filippini». Graziella Bonello, la preside della scuola di Giorgia e Giovanni, per questa sera ha convocato un consiglio di classe straordinario. Dice: «Siamo molto rammaricati. I bambini sono al centro della nostra missione educativa. Era doveroso segnalare questo caso». E poi ci sono le mamme — un gruppo, non tutte — pronte a riunirsi in comitato e marciare davanti al Comune: «Li conosciamo, sono gente per bene. Se c'è da firmare siamo pronti». Dieci, venti, cinquanta telefonate di solidarietà alla famiglia.
Domani Lucia e Pietro incontreranno per la prima volta la loro bambina. Il maschio no, l'hanno sentito al telefono solo due volte. «Lui è un duro, ma piange. E dice: "Papà ti giuro che non ho fatto niente alla Giorgia, tirami fuori di qui"». Gli amici della squadra di calcio gli hanno scritto una lettera: «Sappiamo che non puoi aver fatto nulla di male. Conta su di noi». Lunedì prossimo il Tribunale per i minorenni nominerà un grafologo che studi la scrittura di Giorgia, il 6 maggio sarà individuata anche una psicologa. Nel frattempo la Procura dei Minori di Milano ha aperto un'inchiesta per violenza sessuale a carico di ignoti. «Facciano tutti gli accertamenti necessari — si infuria l'avvocato Martinez — ma rimandino quei bambini a casa». Il ministro della Giustizia, Luigi Scotti, ieri ha chiesto al presidente del Tribunale dei minori di Milano «informazioni sul caso». Forse qualche speranza c'è. E Pietro pensa già al futuro: «Certo che torneranno nella loro scuola. I miei figli non hanno fatto niente, abbiamo la coscienza pulita. Rientreranno a testa alta».
Annachiara Sacchi
23 aprile 2008
Posta un commento