sabato 31 gennaio 2009

Un libro


All'inizio di gennaio è uscito, edito da Gingko "Qui va tutto a puttane", un'antologia di racconti sulla prostituzione nel nostro paese. Abbinate ai racconti, ci sono le denunce autentiche di giovani prostitute straniere e due saggi sul fenomeno della prostituzione straniera in Italia.

L'antologia si apre con un racconto scritto da me dal titolo "Romina".

I proventi delle vendite saranno interamente devoluti all'associazione onlus bolognese "Fiori di strada" (http://www.fioridistrada.it/)

lunedì 26 gennaio 2009

La storia delle belle donne

Questo è davvero troppo! Dovrebbero sentirsi colpite, ferite, infangate, anche tutte quelle che lo hanno votato. E sua moglie, altro che lettere ai giornali! E le sue figlie! Dio che vergogna!
Questi pensieri non credo appartengano nemmeno a quegli uomini che dopo pranzo vanno al bar, non hanno mai toccato una padella in tutta la loro vita, stanno sulla porta e quando passa una ragazza, bella o brutta, qualcosa devono fare o dire.
Che tristezza!

Chi può dimenticare?

Dimentica chi pensa che la bontà sia un dono di Dio
e la cattiveria un dono del diavolo.
Chi pensa che le aberrazioni non lo riguardino
e il male e il crimine siano annidati nella mente
e nel cuore degli "altri."
Tutti noi siamo "altri".
I politici spietati non starebbero sui loro troni,
se la vigliaccheria
e quel fondo di crudeltà che tanto ci appartiene,
fossero mandati al macero come prodotti in scadenza,
fossero vittime della pulizia settimanale
che ognuno dovrebbe fare
al proprio cuore.

(Anonimo)

sabato 10 gennaio 2009

Un minuto di silenzio


Oggi a Firenze, lutto cittadino per i tre ragazzi morti a seguito di un incidente stradale sulla via Pistoiese, dopo l'uscita dalla discoteca Viper. La macchina, lanciata a tutta velocità e guidata da un ragazzo imbottito di alcool e canne, si è schiantata contro un albero. Due ragazze avevano sedici anni, gli altri diciotto o venti. Uno si è salvato. A mezzogiorno, a scuola, è suonata la campanella per fare un minuto di silenzio. Io non facevo lezione ma mi trovavo in classe con molti colleghi per un corso di aggiornamento. Prima del silenzio, ho alzato la mano e ho chiesto di dire qualcosa.

- Un lutto cittadino per una tragedia privata e per fare coraggio a quattro famiglie gettate nella disperazione: questo mi sembra un atto di grande umanità. E sembra che il sindaco abbia voluto far riflettere tutti quei ragazzi che buttano via così la propria vita. Però in queste settimane così tristi, macchiate di sangue, offese da una guerra che si sta svolgendo a due passi da noi, avrei voluto che il lutto cittadino si esprimesse attraverso lezioni di storia nelle classi, attraverso le discussioni nelle famiglie che permettono a ragazze di sedici anni di tornare a casa la mattina, che danno loro soldi per girare e passare da un locale all'altro, che comprano macchine, motorini e in cambio non chiedono niente. La guerra e il consumo sfrenato della vita. Nessuno che riesca a costruire una barriera di no. Avrei voluto che il silenzio - ammesso che serva a qualcosa - non si fermasse oggi in via Pistoiese.

Questo il mio discorso un po' retorico. Mi guardavano strano, qualcuno ha detto che ognuno il silenzio poteva osservarlo per quello che voleva. Fine della discussione. Ho sentito anche qualche chiacchiericcio del tipo: - Chi non ha figli parla bene...

martedì 6 gennaio 2009

Orrore di guerra


Guardare la guerra in TVe gli effetti che questa produce, fa sentire ancora più impotenti di quanto lo saremmo se non ne vedessimo mai le immagini. Come è possibile che su una striscia di poche decine di chilometri, si viva come prigionieri perenni e si pensi di vincere una guerra assolutamente impari con il nemico che occupa tutto il resto della terra? Non so quale potrebbe essere la soluzione, non lo sa nessuno, a meno che Israele rinunciasse ai territori usurpati e i palestinesi potessero vivere in condizioni dignitose. Certo che i razzi di Hamas non porteranno mai ad una soluzione di questo tipo. Poveri bambini, sfortunati tutti quelli nati dentro questa tragedia senza fine. Si annienteranno a vicenda. Ci vorrebbe un Deus sopra le parti che caccia via tutti. Tutti fuori! Largo al vuoto, al silenzio, alla natura che si impossessa delle armi abbondonate, della polvere da sparo, del sangue, dell'aria inquinata da tanto terrore. Via tutto! Anche il sepolcro e la via crucis e le chiese e le moschee. Magari non fosse mai nato nessuno in questa terra di dolore! Il deserto sarebbe cento volte meglio delle culture millenarie.

domenica 4 gennaio 2009

Anno nuovo


Camminando per le viuzze sterrate di S. Maria, a Capoverde nell'isola di Sal, si incontrano soprattutto senegalesi che vendono portafogli, collanine, braccialetti e tanti oggetti di legno. Parlano tutti italiano e ti chiedono da dove vieni. Chi ha il fratello a Lecce, chi ha la sorella a Verona, lo zio a Palermo e cosi via. Raccontano dell'italia come se ci fossero stati e molti di loro seduti sui marciapiedi, dipingono tele con disegni un po' stilizzati di casette, donnine, frutta, mari e cieli. Hanno dei secchielli di colore, qualche bastoncino, uno o due pennelli. Una volta seccato il colore fissano la tela ad un supporto la legno, quando la compri, la schiodano e la srotolano. E' un artigianato un po' semplice ma insomma riescono a venderne tantissime. Io sono rimasta un po' incastrata da uno che mi ha fermato per strada dicendo di conoscermi perchè qualche sera prima era stato al villaggio a suonare. Lì per lì mi è sembrato anche di riconoscerlo, così l'ho seguito al suo negozietto dove avrebbe dovuto essere sua mamma. Sua mamma non c'era, ma mi ha regalato una collanina e poi ha cominciato a farmi vedere pettinini, tartarughe, borsettine di paglia e poi le sue produzioni artistiche su tela. Non sono molto brava a sottrarmi agli acquisti dopo che sono rimasta tanto tempo a guardare e toccare, così ho comprato una tela dipinta con tre donnine dentro tre gonnelline e tre cestini in testa. Ha chiesto venti euro, gli ho detto che ne avevo 0tt0, ha insistito su dieci, ho ripetuto che ne avevo dieci ma due mi servivano per il taxi, così lui mi ha detto: - dammi dieci e io ti presto due-. Così sono uscita con la tela arrotolata e duecento escudos corrispondenti circa a due euro. Abbiamo camminato un po', avrei voluto vedere altri negozi ma mi sono ritrovata seduta sul primo taxi che è arrivato.

- Tanto non avevi più soldi - mi ha detto salutandomi - fai con comodo, rendimi i soldi quando ritorni.

Così, un po' confusa, sono tornata al villaggio pensando che sarei dovuta tornare prima di partire.

Sono tornata due giorni dopo e mi sono avvicinata al negozietto tenendo due euro in mano. Quando lui mi ha visto ha cominciato a ridere dicendo che ero proprio di parola (ha usato questa espressione) e si è mobilitato di nuovo per farmi vedere ancora una volta tutte le nuove produzioni. Sono riuscita a sottrarmi alle sue manifestazioni di calore e sono uscita. Sarei stata curiosa però di sapere che cosa avrebbe escogitato per farmi tornare.

- Meglio non dare confidenza - stava dicendo un milanese seduto al tavolo di una bettola con due ragazze italiane di non so dove - avete sentito delle due ragazze italiane uccise l'anno scorso a colpi di pietra e seppellite in una buca? E' successo proprio qui, appena fuori da Santa Maria.

Il cielo si stava oscurando, il vento agitava le onde, le campane della chiesa hanno suonato le sei. Mi sono allontanata verso la spiaggia e ho camminato veloce senza rispondere ai tanti saluti dei venditori e degli sfaccendati.

- Meglio non uscire senza che ci siano escursioni programmate - mi ha detto la guida capoverdiana del villaggio quando sono tornata.

Mah! Io ho sempre viaggiato e viaggiato molto e pur facendo tanta attenzione non ho mai avuto paura di conoscere persone. Sarò incosciente?