lunedì 2 giugno 2008

Le vergini

Nella Francia laica, una sentenza del tribunale dà ragione a un musulmano, ingegnere di trenta anni, che ripudia la moglie perchè la prima notte ha scoperto non essere più vergine. La donna viene ricondotta subito a casa dei genitori, la separazione è immediata e si chiede subito l'annullamento sulla base di un articolo del codice civile che include la menzogna come motivo determinante. Grande scandalo nella società civile progressista, le associazioni di donne insorgono, una rivista giuridica analizza la questione: la sessualità invece di essere un fatto libero e privato, rientra, in questo modo, nella sfera pubblica sottoposta ai principi religiosi e al verdetto dei tribunali civili.
Tremo al pensiero dell'umiliazione subita dalla ragazza, al suo ritorno in famiglia e al suo stare lontana da quella dell' "ingegnere". Ma se il tribunale non avesse concesso l'annullamento, lei sarebbe dovuta tornare a casa di quel "prestigioso" marito? E lui l'avrebbe ripresa? E lei sarebbe rimasta? Questa possibilità mi sembra ancora più orrenda.
Una larga fetta di popolazione femminile nella civile Europa è ancora a segnare il passo sul viottolo che congiunge la casa paterna al talamo coniugale e il tutto avviene in silenzio, a parte qualche caso "incidentato" che arriva alle cronache.

21 commenti:

alfonso ha detto...

Si direbbe che non è un buon momento, per le ragazze musulmane in Francia: lo Stato che pretende di strappare loro il velo con la forza, i genitori che, di conseguenza, smettono di mandarle a scuola, mariti che le “ripudiano” e tribunali che le danno addosso. Potrebbero consolarsi pensando che in Francia, almeno, non c’è il “delitto d’onore” e il “matrimonio riparatore”, così come nel nostro Codice Penale fino a non molti decenni fa (non più di quattro).
Nel caso specifico del tribunale di Lille, si potrebbe anche dire: tanto rumore per nulla. Si potrebbe anche utilizzare la vicenda, che ha suscitato un certo scalpore (ma non siamo in grado di stabilire “quanto”), per dimostrare come si possa raccontare, o commentare, lo stesso fatto in maniera diversa. L’obbiettività non esiste, e non è indispensabile. E’ indispensabile, invece, salvaguardare il nocciolo essenziale dei fatti, altrimenti si finisce col discutere e dibattere su vicende diverse da quelle reali. Non conoscevo l’episodio ma in pochi secondi, potenza della Rete, sono riuscito a rintracciare la rivista giuridica cui accenna Daniela (“Recueil Dalloz”) e documentarmi sulla vicenda. Essa trae sicuramente origine da quello che noi definiremmo un retaggio culturale, ma da qui a parlare di sessualità sottoposta ai verdetti dei Tribunali Civili, ne corre!
Intanto, diciamo che ho trovato un paio di particolari non menzionati da Daniela (probabilmente le sue “fonti” ne erano sprovviste): i due fidanzatini avevano fatto reciproca “promessa” di arrivare “casti” al matrimonio, la cosa, evidentemente, aveva un valore fondamentale per almeno uno di loro. Ciascuno può darne il giudizio che ritiene, ma almeno è fatto salvo il principio della “pari dignità”. L’altro particolare è che l’istanza di annullamento è stata presentata congiuntamente.
Il fatto è assolutamente privato, affar loro, e tale sarebbe rimasto se i due si fossero accontentati di divorziare: non avrebbero dovuto dare spiegazioni a nessuno. Meglio ancora sarebbe stato se la ragazza si fosse scelto un altro marito, appare ovvio. Ma i due coniugi, per motivi loro, hanno preferito presentare istanza di annullamento in base all’articolo 180 del Codice Civile francese, ed è qui che il Tribunale, tirato per la giacchetta, è entrato in scena. I giudici hanno dovuto decidere se il caso esposto potesse, o meno, rientrare nell’articolo 180 che recita: "s'il y a eu erreur dans la personne, ou sur des qualités essentielles de la persone…” Il tribunale ha annullato l' unione, ritenendo che il coniuge l' aveva accettata " sotto l' impero d' un errore oggettivo" che era stato determinante al suo consenso" (scusate per la traduzione). Interrogato da l' AFP, il procuratore della repubblica di Lille Philippe Lemaire ha affermato che il giudizio era "abbastanza conforme alla giurisprudenza classica" ed ha insistito sul fatto che i due coniugi erano "d'accordo". Il problema della verginità "ha scaldato un po'il dibattito, ma la questione non è la verginità, è la menzogna che motiva la decisione del giudice", egli ha rilevato. La cancelleria ha affermato di non avere ricordo alcuno di altri casi di annullamento per menzogna sulla “verginità”, anche se gli annullamenti per menzogne su "elementi della personalità" d’uno dei coniugi, sono ben lungi dall’essere rari. Fra questi "erreurs", i più numerosi riguardano "la scoperta, dopo il matrimonio, che il coniuge è divorziato, che ha mentito sulla sua nazionalità, che è oggetto di una misura di curatela o che non è atto ad avere relazioni sessuali normali". Secondo Lemaire, "l’esempio traditionnel" illustrato agli studenti di diritto è quello di una donna che ignorava che suo marito fosse un vecchio bagnard." (forzato, galeotto). E’ la famosa sentenza Berthon che, ha ricordato, risale al 1868.
Già che c’ero, ho provato a dare una sbirciatina anche su quanto recita il nostro Codice Civile in fatto di annullamento ed ho trovato una situazione, a mio avviso, ancora più bizzarra: i casi sono pressoché identici a quello francese, anche nel nostro Codice esiste la formula “l’errore essenziale (che abbia cioè determinato il consenso) sulle qualità personali del coniuge” ma non sembra contemplare, in questa casistica, la “menzogna”. La stranezza sta nel fatto che per i matrimoni celebrati con rito civile o con rito religioso diverso dal cattolico, è competente il Tribunale civile, mentre per i matrimoni concordatari, quelli celebrati in Chiesa e trascritti nei registri di Stato civile, sono competenti sia il Tribunale ecclesiastico sia quello civile. Nel caso si ottenga l’annullamento dal Tribunale ecclesiastico (Sacra Rota), la sentenza è resa esecutiva nello Stato italiano attraverso l’apposito procedimento di delibazione avanti alla Corte d’Appello. In pratica allo Stato italiano non resta che prenderne atto e registrarla. I motivi, però, contemplati dal Diritto Canonico per dichiarare nullo un matrimonio non sono gli stessi di quelli previsti dal Codice Civile, il risultato è che, non solo, la legge non è uguale per tutti (come recita la Costituzione) ma addirittura, per qualcuno, essa corre su un doppio binario, e può scegliere quello che gli è più congeniale.

Stranistranieri ha detto...

Grazie per tutte le informazioni, ma come succede in questi casi, la ragazza è stata costretta ad essere d'accordo e in quanto alla promessa di castità reciproca, sappiamo bene che è una balla assoluta da parte dell'uomo.E non mi sembra ci siano altri modi di raccontare la vicenda perchè di vicende simili e affini è pieno il mondo religioso.

alfonso ha detto...

E' probabile che la ragazza abbia aderito poco "spontaneamente" alle pressioni del marito e, forse, dei suoi stessi genitori. E'anche probabile che abbia aderito poco "spontaneamente" allo stesso matrimonio. In realtà non ho trovato nessun elemento relativo al profilo dei protagonisti nè al contesto in cui la vicenda si è sviluppata. Le sentenze dei Tribunali, per quanto discutibili, hanno sempre fondamento nella norma giuridica. Ed è giusto così.

Anonimo ha detto...

@ alfonso
Ha dimenticato un particolare e cioè che in passato una decisione del Tribunale di Le Mans aveva categoricamente escluso la verginità e la "razza" come qualità essenziali nel caso di annullamento del matrimonio. Oggi la verginità domani la "razza"?
Poi volevo sapere dov'è che la polizia francese strappa con forza il velo alle ragazze?
Lei ha riportato due leggende:
1) che tutte le ragazze musulmane hanno il velo, a quanto pare non era nemmeno il caso di quella di cui si sta parlando, sono infatti una minoranza le velate
2) Che i genitori non mandino a scuola le ragazze perché non possono portare il velo. Si tratta di casi isolati e comunque più che altro relativi al rifiuto dei corsi di scienze e di educazione fisica.
Io sono contraria in linea di massima a questa legge e spero non si faccia in Italia, ma non bisogna mettere in giro queste leggende. La scuola pubblica francese è in crisi per ben altre cose.
Saluti

alfonso ha detto...

1)Infatti, come è stato sottolinato dal Procuratore della repubblica di Lille, e dalla rivista giuridica "Recueil Dalloz", non c'entra nulla la "verginità". E' stata la "menzogna", confermata dalla ragazza (costretta o meno, non lo sappiamo), l'elemento determinante.
Le sentenze contengono sempre "degli elementi tecnici" che possono renderle "bizzarre" agli occhi di noi profani.
2) Dove ho scritto che la polizia francese "strappa il velo"? Da nessuna parte. Ho fatto riferimento alla legge che ha vietato nelle scuole l'"ostentazione di simboli religiosi". Ciascuno pensi quel che vuole, io la ritengo sbagliata e vessatoria.
3)Sia chiaro: il mio intervento non era teso a dare giudizi di merito, ma solo a sostenere che non è dai tribunali che traggono origine le inquietudini razziste e sessiste dei nostri giorni. Lo dimostrano i tanti interventi di magistrati, giuristi e dell'ANM, contro il cosiddetto "reato di clandestinità" che il governo italiano vorrebbe introdurre.
Se si parla per slogan ("sessualità sottoposta ai tribunali civili", "oggi la verginità domani la razza?"...) si finisce col puntare il dito contro le persone e le istituzioni sbagliate. Tutto quì.

Anonimo ha detto...

1) Mi scusi signor Alfonso, ma se la verginità non c'entra nulla che bisogno c'è di menzionarla nella sentenza? No, invece c'entra eccome, il tribunale ha deciso che la "menzogna" sulla verginità è una "menzogna" su un elemento essenziale. Lei stesso mette le virgolette a menzogna che la giustizia arrivi a quei livelli è veramente squallido, domani cosa sarà la "menzogna" sul nonno ebreo sanzionata dalla giustizia?
2) Lei ha scritto chiaramente: "lo Stato che pretende di strappare loro il velo con la forza"
Non credo che ripetere la demagogia letta sui giornali sia di molto aiuto. Quello che parla per di slogan è lei. Io non vedo l'utilità di questa legge, ma è legittimo che in una scuola statale sia adottino queste norme. Per anni sono sempre stati vietati cappellini, berretti, pantaloncini corti senza che nessuno apra bocca. Poi certo la responsabilità non è solo della giustizia che applica il relativismo culturale, anche la sinistra francese ha delle enormi responsabilità nella politica dell'impiego giovanile. Durante il periodo Jospin sono state create tutte queste figure degli aiuto sorveglianti e dei mediatori nelle scuole che alla fine sono servite per controllare i movimenti delle ragazze.

alfonso ha detto...

La legge francese è chiaramente e implicitamente contro l'hijab. La stampa francese ne ha fatto riferimento come la 'legge contro il velo', mentre gli altri indumenti che sono stati esplicitamente menzionati (kippah e grandi crocifissi) quasi non esistono nelle scuole pubbliche. In tutta la Francia gli ebrei ortodossi hanno un’estesa rete di scuole private, mentre solo alcune di tali scuole islamiche sono autorizzate. In seguito, probabilmente nel tentativo di "depistare" dal vero obiettivo, il Ministero per l’istruzione specificò che anche le bandane e le barbe potessero essere oggetto di divieto nel caso fossero interpretate chiaramente come di natura religiosa. Solo nel caso, dunque che intendessero rappresentare simboli religiosi. A questo punto, prima mi sganascio dalle risate (è solo una mia reazione, non pretendo che anche gli altri lo facciano) e poi mi domando se la Francia è veramente uno Stato laico. Magari mi chiederò, più avanti, anche se c'è differenza fra uno stato "teocratico" e uno stato "laicista".
Comunque, mi sembra che su questo punto siamo abbastanza d'accordo: la legge è una sciocchezza che, oltre a creare difficoltà nella frequenza scolastica a molte ragazze, ha anche gettato benzina sul fuoco di alcuni conflitti sociali che sono in essere nella società francese (e che non necessariamente hanno un origine "religiosa"). Una cosa sono i principi, a volte astratti e incomprensibili, altra cosa è la gestione concreta dei problemi.
Sulla questione della sentenza non mi sento di aggiungere altro: l'amministrazione della giustizia, in Francia come negli altri paesi di dmocrazia liberale, è materia estremamente "tecnica" e non sono in grado di entrarne nel merito. I chiarimenti, per quanto discutibili, che ho trovato, non mi inducono a pensare che dai tribumali possano arrivare particolari "pericoli". Del resto, i giudici applicano le leggi, se riteniamo che una legge sia sbagliata non è contro i giudici che dobbiamo puntare l'indice, ma contro chi fa la legge. O no?

Anonimo ha detto...

Vedo che le sue conoscenze sulla società francese di limitano alla lettura di giornali. Come fa a dire che la kippah quasi non esiste nelle scuole pubbliche? Ma lo sa che la Francia ha nel suo seno la più grande comunità ebraica d'Europa e il 70% degli Ebrei francesi sono sefarditi molto attaccati alla religione rispetto agli askenaziti. No, no anche gli ebrei praticanti hanno particolarmente criticato la legge. Comunque vada a farsi un giro in Iran con la minigonna autoreggenti e tacchi e la differenza tra uno stato teocratico e laicista la vede. Poi l'esodo degli ebrei dalla scuola pubblica verso la privata è iniziato ben prima della legge ed è dovuto a episodi molto gravi di antisemitismo islamico.
Per adesso tutti i rapporti dicono che la legge non ha causato problemi alla scolarizzazione di "molte ragazze" tra l'altro le segnalo che molte musulmane frequentano la scuola cattolica perché i genitori pensano che la scuola pubblica sia troppo pericolosa. I giudici non si limitano a applicare le leggi, ma le interpretano anche. Sinceramente questa volontà di difendere sempre e comunque i giudici non la capisco proprio.

alfonso ha detto...

Temo che se mi vestissi come la Brambilla, oltre a far ridere o innorridire, non riuscirei neanche a raggiungere l'imbarco. In quanto ai giudici, vedo che quindici anni di Berlusconismo hanno lasciato il segno. Nei giorni scorsi qualcuno, dalle colonne di importanti quotidiani nazionali, li ha anche accusati di rappresentare un ostacolo alla risoluzione del problema ririuti in Campania.
Molte ragazze musulmane, in Francia, frequentano la scuola cattolica perchè lì possono portare
l'hijab e nella scuola pubblica no.
Ma se non hanno i soldi?
Vi sono ragioni di opportunità che la politica dovrebbe essere in grado di soppesare, continuo a pensare che in questo caso sia stato commesso un errore. In Italia, per esempio, non mi sentirei di fare, oggi, una battaglia per togliere dalle scuole pubbliche i crocefissi.
Così come continuo a pensare che fra il "divieto" di indossare la minigonna e il "divieto" di indossare l'hijab non vi sia grande differenza: la differenza, enorme, sta nelle conseguenze. Ma per fortuna siamo in Europa e non in Iran, dovremmo ricordarcelo più spesso.

Anonimo ha detto...

Come sospetavo la sua è una posizione ideologica. Il nemico del mio nemico è il mio amico. Le segnalo che stiamo parlando della gisutizia francese, non di quella italiana. Se la giustizia francese è discreditata è a causa dell'affare di Outreau per aver rovinato la vita di una decina di innocenti. Senza aver fatto la minima autocritica.

" Italia, per esempio, non mi sentirei di fare, oggi, una battaglia per togliere dalle scuole pubbliche i crocefissi."

Dunque una specie di torta, continuate a mettere pure il velo ma lasciateci imporre il crocifisso nelle scuole pubbliche a tutti compresi i non cattolici.

"Così come continuo a pensare che fra il "divieto" di indossare la minigonna e il "divieto" di indossare l'hijab non vi sia grande differenza"

Io invece ne vedo una enorme, il velo è vietato solo a scuola, la minigonna in Iran dappertutto.
PS: Per l'ultima volta, le ragazze musulmane non vanno nelle scuole cattoliche per indossare il velo molto semplicemente perché la stragrande maggioranza non lo indossa.

alfonso ha detto...

I duri e puri, gli oltranzisti e gli integralisti di ogni risma, non mi hanno mai convinto, nè loro, nè le loro battaglie.

Stranistranieri ha detto...

Io sinceramente, quando avevo letto l'articolo, ero stata colpita solo dall'aspetto estremamente intimo e personale portato a dibattimento in un tribunale. La stessa cosa non avrebbe mai potuto accadere nei confronti di un uomo e della sua presunta verginità. E questa mi è sembrata l'offesa massima. L'annullamento poi, dopo l'umiliazione massima della comparizione, mi è sembrato ben poca cosa. La donna, comunque sembra che dopo aver udito la sentenza abbia detto: Adesso ritorno alla vita! Quindi, come io avevo intuito: Qualsiasi forma di vita ma non con questo uomo qui. E non lo so se questa sia una sentenza sessista, forse si. Di fatto i siti islamici e i giornali integralisti si sono fatti forza di questa sentenza.

Anonimo ha detto...

Non solo gli integralisti, ma pure molti uomini non musulmani si sono scatenati. Alla fine lei è la bugiarda se l'è cercata.

alfonso ha detto...

Francamente, non capisco più di cosa si stia parlando. I furori ideologici non m’interessano: mi assalirono, al posto dei brufoli, durante l’adolescenza ma ne guarii qualche anno dopo, durante i cinquantacinque giorni del sequestro di Aldo Moro.
Probabilmente non sono riuscito a spiegare bene la mia opinione, altrimenti non capisco perché mi si vorrebbe mandare, in minigonna e tacchi a spillo, dove non andrei neppure vestito dei miei panni.
Tento, allora, un ultimo sforzo per chiarire.

Sulla sentenza: ho cercato di documentarmi sugli aspetti tecnico-giuridici, ma più di tanto non sono in grado di addentrarmi su un terreno che non è il mio. Poiché anche le mie interlocutrici lamentano le stesse lacune, possiamo solo discutere, senza entrare nel merito tecnico della sentenza, se essa rappresenti, o meno, il segnale inquietante di un’eventuale involuzione sessista in atto nella società francese. Io ritengo di no, penso che la sentenza in questione possa solo iscriversi nella casistica generale di quelle sentenze “un po’ originali” (a volte definite “choc”) che, di tanto in tanto, i tribunali emettono in tutti i paesi di democrazia liberale (sono i soli che prendo come riferimento). Esse non rappresentano niente, se non per i malcapitati (a volte) protagonisti delle vicende in oggetto. Potrei sbagliarmi perché ho una conoscenza solo indiretta delle cose francesi, giacché vivo in Italia. Qualcuno non è d’accordo, ma non ha portato nessun elemento a supportare la propria tesi.

Sulla questione del “velo” o altri simboli religiosi nelle scuole pubbliche: inorridisco tutte le volte che “lo Stato” liberale interferisce, con divieti od obblighi, nella sfera privata dell’individuo, dalla sessualità alla religione. Se poi penso che si possono portare alla collanina ciondoli o altri ammennicoli di varia natura ma non il crocefisso, una bandana o altri copricapo ma non l’hijab o il kippah, e che persino il farsi crescere la barba non deve essere finalizzato all’ostensione di un’appartenenza religiosa, beh… davanti a tanta mostruosa imbecillità, nel cuore dell’Europa liberale, resto ammutolito.
Sono un socio sostenitore dell’UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti), cui destino il 5 per mille della mia dichiarazione dei redditi, di tutto mi si può accusare tranne che di voler imporre crocefissi o altro a chicchessia. Però non mi sono bevuto il cervello, e penso che la politica, nel momento storico che sta attraversando l’Europa, debba saper soppesare bene le conseguenze delle proprie scelte. La politica può e deve farlo, i tribunali no. Rendiamocene conto ed evitiamo che a pagarne lo scotto sia la convivenza civile: quando i conflitti deflagrano, i duri e puri, restano sempre al sicuro nei loro salotti.

Anonimo ha detto...

XAlfonso

"Qualcuno non è d’accordo, ma non ha portato nessun elemento a supportare la propria tesi."

Senta, qui di argomenti ne sono stati portati diversi, la prossima sentenza cosa sarà la "menzogna" sulla "razza"? Il marito che scopre che la moglie aveva un nonno ebreo o nero?

"beh… davanti a tanta mostruosa imbecillità, nel cuore dell’Europa liberale, resto ammutolito."

Mi scusi, ma è dal 1920 che le circolari vietano i simboli religiosi agli alunni delle scuole pubbliche in Francia. Lei si sveglia adesso? E' già da un bel po' dunque che i francesi sono degli "imbecilli", Ci sono Ebrei francesi che la Kippah la toglievano già negli anni '50. A me non piace come sistema, ma la scuola è un luogo frequentato da minori è non è sempre scontato che il velo sia una scelta libera. Non mi sentirei di dare giudizi di questo genere sull'imbecillità o meno di un sistema. Poi lei parla di furori ideologici, ma rilegge i suoi messaggi? Sono un concentrato di luoghi comuni (che ho smontato uno ad uno) slogan e sopratutto il suo obiettivo è difendere la magistratura poco le importa se anche questa abbia sbagliato o meno. Beh se i soci dell'UARR sono tutti come lei, francamente capisco il motivo di tutta questa regressione della laicità in Italia.
PS Assimilare le donne musulmane alle donne velate come ha fatto lei è proprio da salotto.

Anonimo ha detto...

Solo un ultimo appunto, perché non vorrei lei si offendesse per la mia ultima frase. Le spiego, lei scrive:
"In Italia, per esempio, non mi sentirei di fare, oggi, una battaglia per togliere dalle scuole pubbliche i crocefissi."

Mi scusi ma è esattamente la principale missione dell'UAAR, almeno io sento sempre parlare di soci che si rifiutano di votare in presenza di crocefissi, e mi sembra che questa associazione sostenga il giudice Tosti, di cui si possono condividere certi obiettivi, ma non certo il metodo utilizzato, almeno per quanto mi riguarda. Anche perché nelle sue dichiarazioni che ho letto si nota un certo fanatismo, almeno dal mio punto di vista. Ecco non mi sentirei di dire che il crocefisso nelle scuole e negli istituti pubblici è simbolo di imbecillità, pur continuando a pensare che in uno stato laico non ci dovrebbe essere.

alfonso ha detto...

Infatti, l'imbecillità non è un dono divino. Essa va coltivata, giorno dopo giorno, con sagacia e pazienza.

Anonimo ha detto...

Gia, ha ragione in Italia abbiamo invece degli intelligentoni come lei e tutti ci guardano ci con invidia.

Anonimo ha detto...

Ah poi è interessante ricordare che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha più volte riaffermato la legittimità del divieto del velo nelle scuole e negli uffici pubblici, ma guarda che imbecilli questi giudici...

Stranistranieri ha detto...

Accidenti che toni! E'solo una discussione per cercare di capire un po' meglio, nessuno penso voglia indottrinare nessuno.

Anonimo ha detto...

interessante dibattito... grazie ad alfonso per aver cercato di addentrarsi negli aspetti giuridici della questione. mi spiace notare che altri - mi riferisco al mio omonimo anonimo - abbiano invece optato per una serie di polemiche abbastanza sterili. grazie ancora alfonso. buona giornata.