Se dovessi condensare l'estate in un suono, non sarebbe il rumore del mare ma il frinire delle cicale nei caldi pomeriggi vuoti quando l'ombra dei grandi abeti in giardino non basta a dare sollievo. Il loro frinire è come un muro sonoro, un argine compatto senza cunette o dossi, una protezione virtuale dal caos interiore. Basta sintonizzarsi e adagiarsi, le cicale non smettono, unite in questo inno quotidiano. E spesso mi sono chiesta: ma quante sono? Non potrebbe essere un unico frinire? Troppo pigra per controllare qualche fonte scientifica mi chiedo che differenza "fisica" ci sia fra una cicala e un grillo. Il canto diverso uscirà pure da un corpo diverso. Sono cresciuta in campagna eppure non so come si fatto un grillo e nemmeno una cicala. Uno lo immagino marrone con la bombetta in testa come il grillo di Pinocchio, una la penso verde con le ali trasparenti. Il cri cri del grillo è come un tarlo nella testa, il frinire è un frullo, un vento sempre uguale. Per me l'estate è un vento caldo che affanna quelli che non partono, quelli che rimangono in città con i vestiti spiegazzati, la pelle bianca e la sera escono per mangiare un gelato.
Io ho un gatto, o meglio la mia vicina ha un gatto ma io ho fatto di tutto in questi anni perchè stesse qui nel mio giardino e in casa. E lui passa molto tempo con me, ma non in estate. Quando comincia a fare caldo, lui diventa un altro, se viene e miagola, miagola così forte che sembra stia succedendo qualcosa di grave, ha un muso "estivo", meno rotondo e più pensieroso. Mangia i croccantini nella sua ciotola e poi svelto svelto sale sul muro che divide il mio giardino dal suo e se ne va. L'inverno invece mangia e poi mi sale addosso se sono seduta, fa un po' di pane sulla mia pancia, poi zitto zitto va in camera e sale sul letto. Se è un po' arrabbiato invece sta sopra una sedia magari scomoda perchè lui è molto grosso. L'estate lo tiene lontano, chissà se sotto una pianta o in casa della sua padrona.
Nel mio giardino la notte c'è anche qualche lucciola. Quando i mattoni della terrazza smettono di emanare calore e le ombre degli alberi e delle piante bruciate dal sole, diventano un nero profilo, le lucciole punteggiano qua e là il fresco della sera. Chissà se ancora c'è qualcuno che imprigiona le lucciole sotto un bicchiere, le lascia soffocare e poi la mattina mette dentro al bicchiere un soldino. Una sorpresa per i bambini. Una crudeltà in regalo. Per i bambini che a volte legano i barattoli alla coda del gatto, tagliano a metà le lucertole, chiudono le ranocchie dentro una scatola. E gli adulti ridono e si compiacciono delle belle trovate dei loro frugoletti.
Siccome adesso ci sono meno lucciole penso ci siano meno aguzzini. Delle lucciole e solo di queste.
Sui muri arancio della mia cucina stazionano da un giorno all'altro dei farfalloni neri notturni. Non ho capito se entrano per ripararsi dal giorno e poi rimangono perchè si trovano bene, o se entrano in attesa che arrivi la notte per passarla comunque abbarbicati al muro. Il primo farfallone che è arrivato mi ha fatto pensare al detto di mia nonna: "farfallone (o moscone?) novità o persone", ho aspettato trepidante, non è successo niente. Poi ne sono arrivati altri e sono ripartiti. L'unica novità è che da una settimana convivo con dei farfalloni allungati sull' arancio della mia cucina.
(Immagino che queste storie sembrino insulse e non interessino a nessuno. Ma questo è quanto.)