lunedì 10 marzo 2008

Il cuoco, il pugno e la pentola di sugo


Sembra che un Giappone, un cuoco alle prime armi che sbaglia i tempi di cottura di un qualsiasi piatto tradizionale o dimentica di girare un sugo e lo fa attaccare (nei ristoranti italiani), venga preso a calci e pugni davanti ai fornelli dallo chef, sotto lo sguardo timoroso degli altri. E proprio mentre Toshi, raccontava la sua esperienza personale alla classe e io incredula lo facevo ripetere due o tre volte per paura di non aver capito, un altro studente giapponese ha spiegato meglio il concetto dicendo che con questi sistemi, il cuoco ricorderà di girare il sugo la prossima volta. Ho chiesto se questo succede in altri posti di lavoro, però tutti hanno detto che in particolare si verifica nei ristoranti perchè il cibo è prezioso e non si può rischiare di perderlo. Mi è sembrato però di capire che anche in altri settori, lo schiaffo o il pugno dato dal capo all'impiegato colto in fallo, non desterebbe particolare sorpresa.

Più li conosco e meno li capisco questi giapponesi.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Io calci e pugni glieli tirerei, simbolicamente, per quello che cucinano....

HV

silviodulivo ha detto...

Se continui così questo blog si riempirà di razzisti. Parli solo delle cose brutte degli stranieri!
Silvio

Stranistranieri ha detto...

Per tutti queli che che hanno paura di scivolare in un sentimento di "avversione", consiglio di leggere il romanzo-documento di Melania Mazzucco "Vita"dove si racconta la vita di suo nonno e degli immigrati italiani in America, nei primi anni del 900. Gli aneddoti che racconto io sono favoline per addormentarsi. Comunque cercherò di raccontare anche storie "carine".

Anonimo ha detto...

Cucinare male o cucinare "giapponese", "cinese" e "arabo" è una cosa brutta a prescindere, e a mio avviso è cosa meritevole di punizioni corporali. L'essere italiani rappresenterebbe, nel caso, un'aggravante da sanzionare con un aggravio della pena.
Integralist food man.

alfonso ha detto...

Ho fatto un giro a Milano. Le sfilate di moda hanno traslocato. Non si fanno più tra via della Spiga e via Montenapoleone, ma in via Triboniano. In un campo nomadi, vicino al Cimitero Maggiore, messo a nuovo grazie al “Patto di Legalità” del Comune di Milano. Le modelle arrivano dalla Romania, belle e giovani, sui quindici anni. Le ragazze non vengono truccate, ma stuprate, picchiate, tenute senza cibo. Poi escono in passerella, forse un po’ anoressiche, per un clan di delinquenti stranieri che le ammira nude. Completamente nude. Più sono belle, più il valore sale. Si pagano fino a cinquemila euro per una fanciulla da far prostituire sui viali. Le donne, un tempo, sfilavano nude di fronte ai nazisti che le selezionavano per le camere a gas.
Milano vuole l’EXPO 2015 e non sa proteggere delle bambine, perché sono poco più che bambine, nel suo territorio. A Milano è ritornato lo schiavismo, la capitale CO2 ha superato in peggio l’antica Roma. Le ragazzine sono merce sui marciapiedi per i pedofili locali. La richiesta è alta, le si può ammirare anche in pieno giorno. Carne fresca d’importazione.
Il campo modello non può però essere perquisito e, tanto meno, tenuto sotto controllo. Lo riporta il Corriere della Sera: “poche settimane fa il pm Ester Nocera avrebbe voluto ordinare una perquisizione a riscontro di una prostituta stanca di umiliazioni e botte, ma un alto ufficiale dell’Arma ha allargato le braccia. E il perché è spiegato facilmente. O al campo di via Triboniano ci si va in massa, o la perquisizione non serve a nulla, perché un sistema di sentinelle avverte dell’arrivo dei militari e avvisa chi può fare sparire persone o cose in tempo reale.”
Polizia di Stato, Carabinieri, Magistrati, Polizia locale, Guardie di Finanza, Vigili, Esercito: quanti sono tutti insieme? Centinaia di migliaia, ma insufficienti per il campo di via Triboniano. Il pensiero di un cittadino si perde. Come è possibile che delle ragazze siano trattate come delle bestie non lontano da Piazza del Duomo, che tutti lo sappiano e non succeda nulla. Un maledetto nulla. Forse l’Italia non c’è più, forse siamo in estinzione.
Articolo Corriere della Sera
dal blog di Beppe grillo

alfonso ha detto...

LETTERA DI UNA PRECARIA A BERLUSCONI

di: C.N. (lettera inviata al nostro sito, www.liberacittadinanza.it)


Egregio Presidente Berlusconi,
proprio mentre meditavo sul mio futuro lavorativo e sulle incertezze della precarietà è arrivata la Sua magnifica proposta! Sono anni che mi interrogo sul mio avvenire, come riuscirò ad acquistare una casa e a fare una famiglia, senza sobbarcarmi un mutuo ventennale per acquistare un’auto, da accumulare a quello della topaia che potrò permettermi, arrivando alla quarta della settimana del mese cibandomi di pasta all’olio.
Finalmente, l’illuminazione.

Trovo davvero generoso da parte del terzo uomo più ricco d’Italia mettere a disposizione i propri figli per risolvere tutti questi affanni in un batter d’occhio!

Ho quindi deciso non perdere tempo e candidarmi ad essere impalmata da uno dei suoi discendenti.

Ho 27 anni, laureata, bella presenza, sorriso da film americano, carattere estroverso e gentile. Ottimo pedegree: la mia famiglia è da sempre collocata politicamente a destra, addirittura un nonno partito volontario per El-Alamein! Parlo fluentemente due lingue, lavo, stiro, cucino.

Le confesso, egregio Presidente, di aver avuto qualche titubanza inziale: con quale orgoglio e rispetto di sè una donna potrebbe mai rinunciare ai diritti faticosamente conquistati dalle lotte femministe, alla propria indipendenza e alla propria identità, per diventare concubina di un miliardario?

Ma se questa è l’unica soluzione possibile per il precariato femminile è inutile stare a spaccare il capello in quattro: non c’è problema che l’American Express platinum di un rampollo miliardario non possa risolvere!

La ringrazio per avermi offerto la possibilità di non far parte di quel 20% di donne che dopo il primo figlio non rientra più nel mercato del lavoro, o della grande quantità di manager capaci che rimangono al palo economicamente e nella propria carriera lavorativa, che quotidianamente combattono in trincea per essere trattate al pari dei colleghi uomini.

Mi auguro quindi che vorrà valutare positivamente il mio profilo.

In attesa di Suo cortese cenno di riscontro, porgo i più cordiali saluti

P.S. Cari Amici, perchè non unirsi all’iniziativa?

scrivete a lettere@ilpopolodellaliberta.it inviando il vostro curriculum!


Creato da mariaricciardig
Ultima modifica 2008-03-14 21:35

alfonso ha detto...

I giapponesi saranno in grado di mantenersi in contatto con i loro cari oltre la morte (???)usando i telefoni cellulari per scannerizzare una sorta di codice a barre delle tombe e vedere foto e altre informazioni sui defunti. Nel Giappone ultra tecnologico, i codici sono già ampiamente usati per caricare carte geografiche sui telefoni, per poi stamparle sui biglietti da visita o sulle brochure dei ristoranti. Ishinokoe, produttore giapponese di lapidi, piazzerà i codici a barre sulle tomba in modo che i parenti possano scannerizzarli. L’idea è quella di creare una tomba che non sia solo un luogo dove conservare i resti di una persona, ma anche per onorare il defunto, spiega la società in una nota. Usando i display dei cellulari, i parenti possono visualizzare o inserire diversi oggetti per riflettere sulla vita dei loro cari, come ad esempio le foto. Le nuove lapidi saranno in vendita dal mese prossimo a circa un milione di yen (10.010 dollari). [Cioè circa 6.500 euro: nemmeno tanto care]

Fonte: la Stampa