Nel torpore affettivo e nell'improbabilità di slanci in cui mi allungo sotto il sole estivo, mi sono ricordata di un bastone polveroso lasciato in bauliera. Lo avevo ricevuto in regalo da un'amica che lo aveva trovato vicino ad un cassonetto della spazzatura. Mi aveva a fatto comodo quando il mio ginocchio incidentato aveva cominciato ad andare per conto suo e mi era servito per spostare i rami del glicine che invece di attaccarsi alla loggia mia invadevano la scala di ferro della vicina del piano di sopra. Non che la cosa mi importasse molto, ma ogni volta che lei tagliava i rami invasori, una massa di foglie si depositava sul mio terrazzo e poi seccava e poi e poi...
Avere una pianta sul proprio terreno che poi preferisce abbellire altrove, non mi sembrava una bella cosa ma accettavo e mi limitavo ad usare il bastone qualche volta. Poi in un impeto di rabbia avevo fatto tagliare il tronco traditore, il ginocchio si era un po' ricomposto e il bastone era finito in macchina per qualche passeggiata in montagna "nonsisamai". Non sono mai andata a camminare in montagna. Un giorno ho incontrato una vecchina tutta curva che camminava appoggiandosi ad una stampella, portava a fatica un sacchetto della spesa e le ho chiesto se avesse bisogno di aiuto. Mi ha risposto di no ma ha cominciato a lamentarsi di suo figlio che la mandava in giro con la stampella, che avrebbe dovuto comprarle un bastone, se ne dimenticava sempre e lei non ci faceva certo una bella figura. Così ho trovato una collocazione utile per il mio bastone. Ed era proprio della misura giusta.
Intorpidita, mi sono sentita un po' più buona per tutto il giorno. Prima di addormentarmi ho cercato di ricordare dove avevo visto un negozio di articoli sanitari, ho provato a indovinare il prezzo medio di un bastone e sono scivolata nel sonno contando il punteggio al suono di: ok, il prezzo è giusto.