lunedì 17 novembre 2008

"Amore c'è?"

Ogni volta che arriva in classe uno studente nuovo, lo faccio accomodare, e poi chiedo agli altri di presentarsi e fargli le domande di rito: come ti chiami, di dove sei ecc...In questo modo verifico le loro capacità di mettersi in relazione attraverso strutture linguistiche imparate, capisco se il nuovo arrivato è totalmente pricipiante e apro la strada per future amicizie. La tendenza di tutti, è quella di stare seduti conn la testa sul quaderno e magari chiacchierare con il vicino che parla la stessa lingua. Rimangono sorpresi quando capiscono di poter parlare in italiano non solo con gli italiani e perchè più o meno costretti, ma possono usare una lingua ponte (quelli che non ne posiedono altre), anche per comunicre con altri stranieri. Siccome l'altro giorno è arrivata una ragazza tailandese molto carina, ho visto un po' di fermento fra i maschi, ho chiesto di farle le solite domande e il solito ragazzo cinese che si lamenta sempre di non piacere alle ragazze, rivolgendosi a lei ha chiesto: - Amore c'è? - Grandi risate, ma lei ovviamente, essendo nuova, non aveva capito che lui voleva sapere se aveva il ragazzo. Preferiscono sempre usare il "C'é", fare le domande con "Hai" non piace quasi a nessuno. Gliel'ho chiesto in inglese e lei tutta rossa ha risposto di si. E io ho capito che con lei dovrò ricominciare tutto dall'inizio.

7 commenti:

Donna Cannone ha detto...

beh, è bellissimo far sbocciare ogni volta nuove vite in altre lingue, no? ha quasi del miracoloso

Stranistranieri ha detto...

Ti racconto questa:
Studente romeno spigliatissimo, chiacchierone con tanti sbagli, mi dice (sono vicino a lui per correggere qualcosa)-Sai, che il marito di vicina grida a lei "Fica pazza"? Studente brasiliano timido: - cos'è "Fica"? Il Romeno mi guarda ridendo: -Lui non sa?-
Ho risposto:- Vado a correggere da un'altra parte.
E intanto è cominciata la traduzione.
Il brasiliano ha capito e ha detto:- Ma questa è veramente una bella parola!
Ridevo sotto i baffi (che non ho naturalmente) mentre il resto della classe si arrabbattava con i dizionari

Donna Cannone ha detto...

beata ignoranza (delle lingue)...

Fatti dire delle belle parole, che il portoghese brasiliano ne è pieno!

alfonso ha detto...

Zorro
l'Unità, 30 novembre 2008

Niente da fare. Neppure al terzo tentativo Renzo Bossi, secondogenito del Senatur, è riuscito ad acciuffare la maturità scientifica. A nulla è valso l’intervento del ministero dell’ Istruzione, retto dalla meritocratica Gelmini, che gli aveva concesso il terzo grado di giudizio. Quest’estate, dopo la seconda trombatura per “gravi lacune in quasi tutte le materie”, si era ipotizzata una sua imminente discesa in campo come delfino di cotanto padre: con quel quoziente culturale, aveva diritto quantomeno a un ministero. Ma l’illustre genitore smentì: “Più che un delfino, Renzo è una trota”. Dopodichè, essendo ministro delle Riforme, propose una riforma ad personam, anzi ad trotam: “Dopo il federalismo bisogna riformare la scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo (uno a caso, ndr) è stato bastonato agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire”. Detto, fatto. Il governo impose il terzo esame, alla presenza vigile di un ispettore ministeriale. Stavolta Renzo aveva lasciato perdere Cattaneo e aveva presentato una tesina in fisica. Ma non c’è stato verso. Ora, per evitare che il giovine finisca nelle grinfie di Brunetta come fannullone o in una classe differenziale per ciucci e immigrati (come da proposta leghista), non c’è che una soluzione: chiamare Ghedini e Alfano e approntare al più presto una legge ad hoc per trasferire l’esame a Brescia o, meglio ancora, garantire la promozione automatica ai figli delle alte cariche dello Stato, ministri compresi. Un Lodo Trota.
(M.Travaglio)

alfonso ha detto...

16 dicembre 2008, in Marco Travaglio
L’Onda nero-porpora

Ora d'aria
l'Unità, 15 dicembre 2008

E’ vero, ogni giorno inghiottiamo una tal quantità di bocconi amari che ormai digeriamo anche i sassi. Ma quel che è accaduto una settimana fa, prontamente sparito dalle pagine dei giornali (in tv non ci è nemmeno arrivato) e dunque dal dibattito politico, meriterebbe una riflessione. Almeno nel centrosinistra, visto che nel centrodestra non si riflette: si obbedisce al padrone unico, o prevalente, comunque non facoltativo. Il governo Manidiforbice, sempre a caccia di soldi, aveva tagliato di un terzo (133 milioni su 540) i contributi alle scuole private “paritarie”, quasi tutte cattoliche. Poi i vescovi han protestato, minacciando di “scendere in piazza” con un’Onda nero-porpora. E in cinque minuti l’inflessibile Tremonti s’è piegato, restituendo quasi tutto il malloppo (120 milioni su 133).

Inutile discutere qui sulla costituzionalità della legge 62/2000 che regala mezzo miliardo di euro l’anno alle scuole private, in barba alla Costituzione che riconosce ai privati il diritto di creare proprie scuole, ma “senza oneri per lo Stato”. Qui c’è un Paese allo stremo, dove - a causa della crisi finanziaria e dei folli sperperi su Alitalia e sull’Ici - si taglia su tutto, a partire da scuola pubblica, università pubblica, ricerca pubblica. E’ troppo chiedere anche ai genitori che mandano i figli in istituti privati, dunque non proprio spiantati, di contribuire una tantum ai sacrifici per il bene di tutti? Quel che è accaduto in Parlamento dimostra che sì, è troppo. Anzi, non se ne può nemmeno discutere. Non solo il Pdl ha obbedito senza fiatare al “non possumus” vescovile. Non solo il Pd non ha detto una parola contro la sacra retromarcia tremontiana. Ma il ministro-ombra dell’istruzione Mariapia Garavaglia ha addirittura presentato al Senato una mozione per “l’immediato ripristino dei 133 milioni al fondo scuole paritarie”, e financo per l’aumento dello stanziamento in base alle promesse “del precedente governo”. Mozione firmata anche dai senatori Pd Rusconi, Bastico, Ceruti, Serafini, Soliani, Pertoldi e Vita, in nome di un imprecisato “diritto costituzionale”.

Le finalità dichiarate sono nobilissime: evitare danni agli asili, che specie nei piccoli comuni sono esclusivamente privati. Ma forse tanto allarmismo sarebbe stato più serio se accompagnato da qualche proposta per recuperare altrove le risorse necessarie: per esempio dando una ritoccatina al regime fiscale degl’immobili del clero che, anche quando dichiaratamente a scopo commerciale, in Italia sono esentasse. Certo, la cosa avrebbe suscitato non una, ma cento “onde” vaticane di protesta. Ma perché non prendere in parola il fondamentale discorso del Papa, l’altroieri, sul valore decisivo - per lo Stato e per la Chiesa - della separazione Stato-Chiesa? Cioè della laicità delle nostre istituzioni? Non si tratta di tornare al vetero-anticlericalismo ottocentesco. Basta ricordare quel che scrisse nel 1952 a Pio XII un cattolico doc come Alcide De Gasperi, quando il Papa gli revocò l’udienza privata nel trentesimo anniversario del suo matrimonio per essersi opposto al diktat vaticano di allearsi con i fascisti alle elezioni comunali di Roma: “Come cristiano accetto l’umiliazione, benchè non sappia come giustificarla. Come presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, la dignità che rappresento e della quale non possono spogliarmi neppure nei rapporti privati, m’impongono di esprimere lo stupore per un gesto così eccessivo”. Parole sante, e durissime. C’è qualche politico italiano, a destra o a sinistra, che oggi saprebbe ripeterle

Toyo Perplesso ha detto...

Hihihi... scene che mai vedro' : scuola professionale maschile (meccanici ed elettricisti).
Allupati solo ogni tanto con le colleghe gnocche (e per loro gnocca e' qualsiasi donna che abbia un minimo di rotondita')
Mister_NixOS

Toyo Perplesso ha detto...

Grazie ad Alfonso per la segnalazione.
Mister_NixOS