lunedì 19 novembre 2007

Abitare in un paese straniero

Chi arriva qui per lavorare e lascia una parte della famiglia al paese d'origine (come gli italiani emigrati in America, in Germania e in altre parti del mondo all'inizio e a metà del secolo scorso) cerca di vivere risparmiando il più possibile, coabitando insieme ad altri connazionali e cercando di mantenere le abitudini di un tempo. Ci sono padroni di casa italiani che in barba a qualsisi legge e forti degli scarsi controlli , affittano appartamenti che poi diventano posti letto, anche in fila nei corridoi o nei materassi per terra. In un appartamento di 60 mq, non possono viverci 10- 15 persone, e nemmeno sette o otto, le leggi sull'abitabilità non lo permettono e il disturbo per chi abita sotto, accanto, sopra, diventa prevaricazione, imposizione di rumori, grida, odori continui di cose messe sul fuoco a cucinare. Spesso in questo tipo di coabitazioni, si usano anche bombole di gas per avere più fornelli a disposizione, e i rischi che corrono gli abitanti e tutto il condominio sono infiniti. Perchè parlo di questo? Perchè tutti, di qualsiasi nazionalità portiamo la bandiera, abbiamo diritto alla convivenza civile, educata, rispettosa, al silenzio e al decoro. E le istituzioni devono garantire questi diritti basilari del vivere civile e democratico. Il cittadino che si difende da solo, facilmente viene definito razzista e intollerante, ma io credo che esista una relazione di reciprocità e che la tolleranza, non passi attraverso la sopportazione. Il cattivo odore non è italiano, non è straniero, non è di destra e non è di sinistra. E' cattivo odore. Con quindici persone che vivono stabilmente in due stanze, o tre, non importa da dove provengano, il risultato sarà sempre di degrado, anche se queste sono le persone più educate del mondo. Perchè mi sono infilata in queste disquisizioni? Perchè spesso vengo a contatto con le situazioni descritte. Non ho soluzioni da offrire, dico solo che la mancanza di regole, porta alla mancanza di senso.

1 commento: